Camera con buchi

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Omega™
view post Posted on 18/11/2008, 10:21




Quando Giorgio l'aveva invitata a trascorrere la serata al castello Sofia aveva accettato di buon grado, conscia del ruolo che Giorgio le avrebbe affidato e del guadagno certo che ne avrebbe ricavato intrattenendo i commensali ospiti del maniero.
Si considerava una merce prelibata e particolarmente appetita dagli invitati che prendevano parte alle feste orgiastiche allestite nel fortilizio. Ancora una volta Giorgio l'avrebbe data in pasto ai commensali smaniosi di scoparsela. Lei era consapevole del fascino che esercitava sugli uomini e non si sarebbe sottratta al compito assegnatole dal padrone di casa, disposta a soddisfare qualunque fantasia erotica degli ospiti.
Alla guida della Bmw stava percorrendo la tangenziale ovest della città preceduta da una colonna di autoarticolati che si muovevano a rilento per la fitta pioggia. Avrebbe abbandonato la tangenziale da lì a poco per immettersi nella statale n° 62 e proseguire nel viaggio che l'avrebbe condotta fino alle prime colline.
Le spazzole del tergicristallo asportavano a fatica le gocce di pioggia che tamburellavano come corpi contundenti sul parabrezza. In prossimità dello svincolo che immetteva sulla Statale della Cisa allentò la pressione sul pedale dell'acceleratore e abbandonò la tangenziale. Dopo una decina di chilometri, al bivio per Borgotaro, imboccò la strada sterrata che conduceva al maniero di proprietà di Giorgio.
L'imponente costruzione medievale era collocata su di una sporgenza rocciosa, alla confluenza delle valli del Ceno e del Taro, antico baluardo eretto a protezione della strada di comunicazione che conduce verso la Lunigiana e il mare.
Il maniero, un tempo dimora di famiglie nobili, apparteneva a Giorgio che aveva provveduto a riportarlo all'antico splendore finanziando le opere di restauro. L'edificio, provvisto di fortificazioni, era dotato di una cinta muraria con garitte di vedetta e numerosi camminamenti sui bastioni. Le molteplici torri merlate, dislocate nel perimetro del castello, conferivano al complesso un aspetto medievale.
Sofia percorse il tragitto che dal fondovalle conduceva alla residenza di Giorgio guidando con prudenza, soprattutto per la presenza di frammenti di pietra staccatisi dalle pareti rocciose che ingombravano la sede stradale. Dopo una interminabile serie di tornanti percorsi a bassa velocità raggiunse il castello. Oltrepassò il barbacane che precedeva il ponte levatoio ed entrò in un'ampia corte delimitata da mura sopraelevate. Un portone di legno tempestato di chiodi, posto all'estremità dello spiazzo, conduceva alle antiche scuderie e agli edifici degli armigeri. Sul lato opposto, un’ampia scalinata, illuminata da torce, conduceva al palazzo dei signori.
Sistemò l'automobile a lato dell'antico pozzo al centro del cortile L'acciottolato di sassi era occupato da numerose pozzanghere. Oltre alla sua Bmw nell'ampio cortile c'erano parcheggiate due vetture: una Ferrari Testarossa, presumibilmente di Giorgio, e una Mercedes cabriolet.
Giovanni, uno dei camerieri della casa, le venne incontro con un parapioggia.
- Buonasera signorina Sofia. Posso esserle utile con l'ombrello?
- Sì, grazie, Giovanni.
Quando mise piede a terra prese sottobraccio l'anziano cameriere e raggiunse il portone d'ingresso del palazzo residenziale. Oltrepassata la soglia si fermò nell'androne.
- Vuole che l'accompagni di sopra?
- La ringrazio Giovanni, faccio da sola, conosco la strada.
L'uomo si produsse in un inchino di circostanza e tornò a vigilare alla porta d'ingresso. Sofia proseguì verso lo scalone che conduceva ai piani di rappresentanza e alle camere. A piccoli passi salì i gradini intralciata nei movimenti dallo stretto vestito in lamé che portava indosso. L'abito era provvisto di una profonda scollatura a V sul davanti che lasciava scoperto l'incavo delle tette e le giungeva fino alle caviglie. Il tessuto, ricco di sottili fili d'argento e lamine celesti e blu, cingeva le sinuose forme del suo corpo conferendole un aspetto armonioso e del tutto fuori dell'ordinario.

Ai lati dello scalone, lungo tutto il percorso, trovavano posto delle torce distanti alcuni metri una dall'altra. Dalla prima volta che aveva messo piede in quel luogo era rimasta affascinata dai lumi e tanta raffinatezza e buongusto. Giunta nell'ampio pianerottolo, luogo da cui era possibile accedere al salone delle feste, ebbe un attimo di esitazione, infine proseguì verso i piani superiori in direzione delle stanze da letto.
Quando Giorgio l'aveva invitata al castello le aveva posto un'unica condizione: soddisfare qualsiasi fantasia erotica le fosse stata suggerita da chi sarebbe entrato nella stanza da letto da lei occupata. Inoltre le aveva raccomandato di farsi trovare nuda, coricata sul letto, con gli occhi bendati da una maschera. Per nessun motivo avrebbe dovuto rivolgere la parola alle persone che le avrebbero fatto visita nella camera, pena la mancata corresponsione della cifra pattuita.
Il camuffamento cui doveva sottostare, indossando la maschera, doveva servire a preservare l'identità dell'ospite o degli ospiti che sarebbero entrati nella camera, probabilmente persone facoltose che non volevano essere riconosciute durante quei convegni di sesso.

Sofia raggiunse la Camera Blu, così denominata per il colore dell'arredo, e varcò la soglia. La stanza era vuota. Un antico letto a baldacchino, con la copertura di tessuto damascato, occupava la parete della camera di fronte alla porta d'ingresso. Ai piedi del letto trovavano posto due sedie in stile Luigi XIV. Sofia levò l'abito di lamé che portava addosso e lo posò su di una sedia, poi si liberò delle mutandine e del reggiseno. Infine delle scarpe e si ritrovò nuda.
La luce soffusa che illuminava la stanza proveniva dalle lampade incastonate in due nicchie del muro ai lati del letto. Il giaciglio su cui doveva prendere posto era foderato con lenzuola di seta blu. I due guanciali, dello stesso colore delle lenzuola, erano ricamati con cura ed eleganza. Sulla sommità di uno dei guanciali c'era la maschera che avrebbe dovuto indossare. Prese posto sul letto e si sdraiò sul pagliericcio di crine.
Quando entrò a contatto con la morbida seta delle lenzuola sentì venirle addosso una grande voglia di fare sesso. Accostare la pelle a quel tessuto pregiato le fece percepire ancora una volta il valore degli oggetti che arredavano la camera. Guardò l'orologio che aveva mantenuto al polso: le lancette segnavano le ventitré. Fra non molto sarebbero arrivati i primi ospiti, succedeva ogni volta a quell'ora.
Sofia si considerava una piacevole distrazione che Giorgio metteva a disposizione dei suoi commensali come digestivo dopo la cena. Chi le sarebbe capitato nel letto stasera?
Ipotizzò varie possibilità, ma tutte prive di consistenza. I compagni di letto che di solito venivano a farle visita erano per lo più uomini di una certa età con la pelle flaccida e il cazzo cadente. Raramente le era capitato di fare sesso con uomini giovani. Quest'ultimi erano soliti penetrarla in gruppi di due o tre per volta scopandola davanti, nel didietro e in bocca contemporaneamente.
Giorgio era un uomo generoso. Ogni volta la ricompensava con regali di valore o denaro. La Bmw con cui aveva raggiunto il castello era una delle cortesie che aveva ricevuto dal padrone di casa. Guardò il tessuto damascato che ricopriva il baldacchino sopra la sua testa e rimase incantata dalla trama raffinata della tela. Indossò la maschera e rimase in attesa degli eventi.
Nella stanza da letto regnava il silenzio più assoluto. Trascorsero diversi minuti prima che il rumore provocato dalla maniglia della porta spezzasse la quiete del locale. All'epoca dei lavori di restauro del maniero, dietro suggerimento di Giorgio, l'architetto aveva inserito fra le pareti di pietra e sassi della Camera Blu numerosi fori mettendola in comunicazione con un alloggiamento attiguo. Dietro la parete, in compagnia di altri voyeur, il padrone di casa era solito stare a guardare chi faceva l'amore nella camera.
Sofia era a conoscenza della presenza di quegli occhi indiscreti, occultati dietro la parete, che l'avrebbero guardata mentre s’intratteneva con gli ospiti della camera masturbandosi loro stessi e la cosa la eccitava. Tutt'a un tratto la porta della camera si aprì. Sofia percepì un rumore di tacchi avanzare sul pavimento di cotto. Doveva trattarsi di una donna, pensò. Immediatamente dopo riconobbe il rumore di una cerniera che si schiudeva. Segno evidente che l'ospite stava sfilandosi l'abito di dosso.
Consumare un amplesso saffico non era una novità per Sofia, ma lo era per quel luogo. Fare l'amore con una donna, anziché un uomo, era quanto di meglio le potesse capitare. Gradiva la morbidezza del corpo di una donna e quella che le stava di fronte doveva essere di una donna molto importante, altrimenti non avrebbe potuto accedere a quella camera per certi versi esclusiva.
Il corpo dell'ospite sprofondò sul materasso. Sofia avvertì su di sé il respiro della donna che stava ad annusarla mentre con la mano le lambiva la pelle con discrezione. Le dita della donna sfiorarono delicatamente l'addome di Sofia indugiando sulla sottile striscia di peli, colore arancio, che la ragazza conservava sul pube. Seguitò a carezzarla a lungo soffermandosi a cadenze regolari sui capezzoli.
- Ti piace se ti tocco?
La visitatrice scandì quelle poche parole con sufficienza, fiera del proprio ruolo dominante. Sofia non diede risposta alla domanda e nemmeno si lasciò andare a un gesto di assenso. Il patto che aveva stretto con Giorgio glielo impediva. Restò a godere del piacere che le derivava dal contatto con la mano dell'ospite mentre la esplorava in ogni anfratto del corpo.
- Allora è vero! Mi avevano avvertita che non avresti parlato, ma non ci avevo creduto.
Il timbro della voce era quello di una donna forte e decisa, certamente abituata a comandare.
- La tua pelle bianca è incantevole, oserei dire... splendida! Ora capisco perché gli uomini vanno pazzi per te.
La mano della donna scivolò sulla parete interna delle ginocchia di Sofia. Carezzò con movimenti epidermici le cosce provocandole brividi in tutto il corpo. Sofia era eccitata, molto eccitata. Il cuore sembrava salirle in gola, ma non poteva manifestarlo e nemmeno muoversi, anche se avrebbe desiderato farlo.
L'ospite, forte del suo ruolo, seguitò a lusingare Sofia con apprezzamenti lusinghieri senza smettere per un solo istante di toccarla.
- Ehi! Hai le labbra della fica lucide. Non dirmi che ti stai eccitando eh? Allora sono davvero brava. Potrei fare concorrenza anche ad una porca come te. Che ne dici?
Pronunciate quelle parole la donna mutò di posizione sul materasso. Si mise inginocchiata a fianco di Sofia, le appoggiò le mani sui seni e cominciò a carezzarle i capezzoli.
Ci sapeva fare! Eccome se ci sapeva fare, la porca, pensò Sofia mentre ne subiva le carezze. I rilievi epidermici delle dita della donna le lambirono i seni gonfi all'inverosimile. I continui palpeggiamenti avevano ispessito i capezzoli rendendoli particolarmente sensibili al tatto.
- Hai dei capezzoli armonici e ben fatti. Mi sono sempre piaciuti quelli rosati e non troppo grossi come i tuoi. Sono perfetti!
Le parole turbarono profondamente Sofia. Durante i convegni al castello non era solita ricevere né complimenti né lusinghe, il più delle volte riceveva botte, peraltro ben remunerate.
- Ti spiace se ti accarezzo i capelli? No, non rispondere... non devi, lo so.
La donna si abbandonò a carezzarle la fronte ed il viso lisciando le dita sui rossi capelli ondulati.
- Chissà com'eri da bambina. Sì lo so, non dirmelo. Eri pestifera, vero? D'altronde lo sono tutte le femmine dai capelli rossi.
Sofia avrebbe voluto risponderle di sì, che aveva ragione. Le medesime parole gliele ripeteva sua madre ogniqualvolta veniva in città a farle visita, e la rimproverava per il disordine che regnava nell'appartamento in cui viveva.
- Vieni a sederti al bordo del letto. - ordinò in modo perentorio la donna.
Sofia ubbidì. Si mise a sedere e appoggiò i piedi a terra sul tappetino al margine del letto. L'ospite s'inginocchiò ai suoi piedi e le divaricò le gambe. La obbligò a stendersi con la schiena sul letto e accostò le labbra sulla fica umida, poi iniziò a leccarla.
I movimenti della lingua seguivano una cadenza disordinata. Levigava la superficie interna delle labbra incaponendosi a leccare l'ingresso alla vulva per poi succhiare il clitoride. Sofia lasciò cadere ogni difesa contravvenendo agli ordini che le erano stati impartiti da Giorgio. Afferrò il capo della donna e lo attirò a sé nel momento in cui l'ospite stava giocando con la punta della lingua sul clitoride. Accostò le mani al capo dell'ospite e s'intrufolò con le dita fra i capelli. Erano lisci e corti, a malapena coprivano le orecchie.
La donna si liberò della stretta e si tirò indietro.
- Ah! Ma allora non ti accontenti di subire le mie attenzioni. E' così eh?
La donna avvicinò l'indice e il medio della mano alla fica di Sofia e la penetrò.
- Masturbati il clitoride, dai, fammi vedere come lo sai fare. - disse sollecitandola nell'adempiere questa fantasia.
Sofia diede seguito alla richiesta della donna. Inumidì le dita di saliva e le posò sul corpo erettile che spuntava da sopra la vulva, dopodiché iniziò a masturbarsi.
I movimenti delle dita all'interno della fica, e quelli sul clitoride, la condussero a un intenso piacere nell'arco di breve tempo, ma non furono sufficienti per trascinarla all'orgasmo. Fremiti inconsulti le attraversarono il corpo. La donna la trascinò di nuovo sul letto e intrecciò le cosce con le sue ponendo le fiche a stretto contatto.
Sofia e la compagna iniziarono di comune accordo a muovere il bacino in sincronia sfregando i clitoridi uno contro l'altro. Seguitarono a strusciarsi senza ritegno fino a raggiungere entrambe l'agognato orgasmo. L'ospite, non paga, abbandonò la postura e si adagiò col corpo sopra quello di Sofia. Cercò le labbra della ragazza e la penetrò con la lingua nella bocca.
Era il loro primo bacio. Nell'abbraccio Sofia cominciò ad avvertire il calore che sprigionava il corpo dell'ospite. Ne poteva percepirne le forme tonde che fino ad allora aveva solo sfiorato. La pelle era liscia e morbida quasi quanto la propria. Accostò le mani sui glutei e li cinse d'attorno: erano sodi e privi di smagliature.
Sofia avvertiva la pressione dei seni dell'ospite contro il proprio petto. Erano compatti e dalle forme abbondanti, molto più dei propri. La donna con cui stava facendo l'amore doveva avere una trentina d'anni o poco più, perlomeno questa era l'impressione che ne aveva ricavato dal contatto del corpo. Le loro bocce presero ad intrecciarsi una sull'altra, vellicandosi con la lingua reciprocamente, provocando a ciascuna un forte eccitamento dei sensi.
Avrebbe desiderato prolungare l'amplesso facendolo durare a lungo, godendo del piacere che sapeva infonderle l'ospite. Stavano baciandosi quando avvertì la mano della donna posarsi sul clitoride e trastullarlo con le dita.

Sofia fu attraversata da brividi inconsulti in tutto il corpo. Si sciolse dall'abbraccio e scivolò ai piedi dell'ospite. Le fece divaricare le cosce e s'infilò con la bocca nella fica di lei.
Era bagna fradicia. Inglobò il clitoride fra le labbra e iniziò a succhiarlo con passione, inalando il profumo che emanava la fica.
- Mi fai godere... mi fai godere... basta... basta... ti prego!
Sofia aumentò il movimento delle labbra attorno il clitoride trattenendo a sé il bacino dell'ospite che sculettava, dimenandosi, cercando in tutti i modi di liberarsi dall'abbraccio che invece le prolungava l'amplesso facendola stare male.
- Godo... godo... basta... ti prego... basta... mi fai male!
Una serie di orgasmi a grappolo fecero precipitare l'ospite in uno stato confusionale. Sofia la liberò dall'abbraccio e, sfinita, si sdraiò supina a fianco dell'ospite.
Restarono lì, fradice di sudore, con il respiro trafelato, una accanto all'altra, con gli occhi puntati verso il plafond del baldacchino fino al momento in cui l'ospite si alzò dal letto.
Sofia la sentì rivestirsi e abbandonare la camera. Quando l'uscio della porta si chiuse si liberò della maschera e guardò l'orologio al polso. Le lancette segnavano l'una e trenta. Avevano fatto l'amore per più di due ore. I convitati, presumibilmente sistemati ai fori nei muri della stanza, dovevano avere già abbandonato le postazioni, sazi di ciò che avevano visto consumarsi sopra il letto.
Nella mente di Sofia si era fatto spazio più di un dubbio. Perché Giorgio le aveva nascosto che avrebbe fatto l'amore con una donna? E chi era di così importante per obbligarla ad essere bendata? Le sue domande non avrebbero mai trovato risposta e lo sapeva bene.
Indossato l'abito in lamé scese lo scalone e raggiunse l'androne d'ingresso. Giovanni, il cameriere, era lì ad aspettarla e a lui si rivolse.
- Ha visto Giorgio?
- Se n'è andato da poco, era in compagnia della figlia.
- La figlia?
- Sì una gran bella ragazza. Abita con la madre a Torino, stasera è stata a cena dal padre.
- E non c'era nessun altro oltre a loro due?
- No, stasera no. Solo lei signorina Sofia. A proposito il padrone mi ha detto di consegnarle un pacchetto. Lo troverà sul sedile della Bmw.
La pioggia era cessata, il selciato di sassi del cortile era ancora coperto di pozze d'acqua. Giovanni l'accompagnò fino all'autovettura.
- Buonanotte signorina. - il cameriere si congedò chiudendole la portiera dell'auto su cui Sofia aveva preso posto.
- Anche a lei, Giovanni.

I fari dell'autovettura riflettevano la luce del selciato stradale bagnato dalla pioggia caduta per tutta la notte. Accanto a sé, sul sedile, c'era il pacco di Giorgio. Lo avrebbe aperto al ritorno a casa, dentro c'era la risposta a tutti i quesiti che si era posta durante la serata, ma molte risposte se le era già date da sola.



 
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