Manipolazioni indecenti

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Omega™
view post Posted on 18/11/2008, 10:22




Una rapida corsa dalla Malpensa al casello autostradale di Parma, il tempo di scaricare le valigie, catapultarmi sotto la doccia, e sono pronta a prendere servizio in ospedale.
Sono trascorse soltanto tre ore da quando sono scesa dal Boeing 777, di ritorno dai Caraibi, e già avverto nostalgia per le spiagge tropicali. L'ambiente in cui lavoro è segnato dalla sofferenza e dal dolore, ma c'è chi sostiene che la mia professione, quella dell'infermiera, sia comunque ricca di gratificazioni. Penso che non sia affatto vero, da poco ho compiuto venticinque anni e spero di cambiare al più presto tipo di lavoro.
Le strade della città a quest'ora della sera sono poco trafficate. Impiego una decina di minuti per raggiungere l'ingresso dell'ospedale. Parcheggio l'autovettura nell'area riservata ai dipendenti e proseguo a piedi fino alla clinica in cui presto servizio. Quando entro nello spogliatoio mancano una decina di minuti alle dieci. Mi spoglio di tutto e resto con le sole mutandine di seta e null'altro sotto la divisa. Il reggiseno non lo porto mai, ho tette piccole e sode con i capezzoli che puntano decisamente all'insù.
Aggiusto il velo e finisco d'assestarmi la divisa prima di raggiungere il reparto, per ultimo do un'occhiata alla mia immagine riflessa nello specchio. La cavità che separa le tette non è abbastanza manifesta. Faccio uscire un paio di bottoni dalle asole della camicetta per scoprire le rotondità che fioriscono dalla scollatura. Pochi minuti prima delle dieci raggiungo il reparto.
Le mie colleghe sono raggruppate dentro la guardiola e presumo siano in attesa del mio arrivo.
- Ciao, a tutte! Novità? - dico appena mi affaccio sulla porta della guardiola.
- Mamma mia, come sei abbronzata! - esclama Nadia. - sembri Naomi Campbell.
- Questa vacanza ti ha fatto proprio bene. - la interrompe Eleonora.
Mi chiedono se ai Caraibi ho trovato bel tempo, se mi sono divertita, ma soprattutto se ho trovato qualcuno con cui scopare. Non desidero farle partecipi delle mie avventure di sesso, glisso la domanda e cambio argomento di conversazione.
- Parlatemi del reparto piuttosto. - dico, mentre con le dita scorro le pagine del quaderno delle consegne. - Tutto tranquillo? Oppure ci sono novità?
- Nessuna novità, la notte dovrebbe trascorrere tranquilla. Beh, ora ti saluto me ne vado a casa. - sbotta Nadia, che si è avvicina alla porta della guardiola ed ha tolto il velo dal capo.
- Ah... dimenticavo. Nella stanza dei carcerati c'è ricoverato un detenuto. Niente di grave, ha due polsi rotti ma li ha ingessati. Domani mattina dovrà eseguire un esame di laboratorio, trovi le spiegazioni nel quaderno dei prelievi.
Nadia si lascia sfuggire un sorriso sibillino di cui non riesco ad afferrare appieno il significato. Entrambe mi salutano agitando la mano, dopodiché spariscono alla mia vista e prendono la direzione dell'uscita del reparto. Resto sola nella guardiola e mi accendo una sigaretta. Quando ho terminato di fumare decido di fare un giro per le camere e verificare che i degenti affidati alle mie cure riposino tranquillamente.

Due guardie carcerarie sono di piantone dinanzi alla camera di degenza che ospita il detenuto. Mi avvicino ai militari, seduti sulle sedie ai lati della porta, intenti a conversare fra loro, e gli pongo una domanda.
- Che reato ha commesso il detenuto? - chiedo con finta noncuranza.
Il più giovane dei due agenti è il più lesto a rispondermi.
- Non si preoccupi... non ha niente da temere, quello è un povero diavolo. - m'informa. - Ha subito una aggressione da due albanesi ed ha avuto la sventura di difendersi con una sbarra metallica. Purtroppo ha colpito al capo uno di loro e gli ha rotto la testa, uccidendolo, poi è fuggito, ma è caduto da un muro alto poco più di tre metri e si è fratturato entrambi i polsi.

Quando entro nella camera che dà ospitalità al detenuto la luce sopra la spalliera del letto è accesa. Un uomo di circa trent'anni, di carnagione scura e corporatura robusta, occupa il letto.
- Buonasera, tutto bene? - dico cercando in tutti i modi di metterlo a suo agio elargendogli un sorriso.
- Si, grazie, nessun problema. - mi fa lui.
Mostra di non avere molta voglia di conversare. Gli auguro la buonanotte ed esco dalla stanza lasciandolo solo con i suoi pensieri.
Raggiungo la guardiola e mi do da fare nel preparare il materiale necessario per i prelievi di sangue e dei campioni di urina che andrò ad eseguire l'indomani mattina. Un lavoro noioso che sono solita eseguire a inizio turno di lavoro in modo da trascorrere il resto della nottata in maniera tranquilla.
Scorro l'elenco degli esami ed inizio ad incollare le etichette su ciascuna delle provette che utilizzerò per i prelievi. Ho un sussulto quando apprendo il tipo d'esame cui dovrò sottoporre il paziente del letto numero 15, quello occupato dal detenuto. La richiesta del medico è sufficientemente chiara.

 
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1 replies since 18/11/2008, 10:22   141 views
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