Notte parmigiana

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Omega™
view post Posted on 18/11/2008, 14:56




I fari della Porche Carrera illuminano i catarifrangenti sistemati ai lati della carreggiata. Aumento la pressione del piede sull'acceleratore infischiandomene dei limiti di velocità. La lancetta del tachimetro sistemato nel cruscotto sfiorano i centottanta chilometri l'ora nei tratti rettilinei che da Salsomaggiore conducono a Parma. La serata è afosa, il caldo soffocante. Gocce di sudore mi colano dalla fronte rigandomi il viso. Ho fatto le ore piccole scopando e sniffando cocaina ad un party in cui non ero stato invitato, ma non è questa la ragione per cui ho i nervi a fior di pelle.
La musica assordante di Marilyn Manson esce dai diffusori sistemati nel cruscotto e nella parte posteriore della vettura, e mi tiene sveglio in questa notte d'inizio agosto. Le insegne luminose del Mc Donald's, aperto nonostante l'ora tarda, mi avvertono che sono prossimo alla periferia della città.
Qualche centinaio di metri più in là, all'altezza della palestra New Center Mig, intravedo una coppia di ragazze. Tracolla hanno una borsa da ginnastica con la scritta Nike. La più alta delle due sfiora la guancia della compagna con un bacio, dopodiché le vedo scomparire dentro una Range Rover.
Al party sono stato testimone di una scena raccapricciante, uno spettacolo che mi ha disgustato. Ho preferito allontanarmi e abbandonare i miei compagni d'orgia piuttosto che rimanere inerme di fronte a quello che avevano visto i miei occhi. In compenso ho lo stomaco in subbuglio e il cervello liquefatto.

Il Rolex Daytona che porto al polso segna l'una. Non ho nessuna voglia di fare ritorno a casa. Ingurgito una pastiglia di Xanax e subito dopo un'altra di Valium e proseguo nel mio vagabondare notturno per la città Il caldo è insopportabile. Infilo le dita fra i capelli inumidendoli con le gocce di sudore di cui ho imperlata la fronte. Quando raggiungo Viale della Villetta, dirimpetto al cimitero monumentale, la radio trasmette un brano di musica reggae. Accendo una Marlboro Lights e aspiro alcune boccate di fumo. Rallento la corsa e mi accomodo in culo alla colonna di autovetture che mi precedono e sembrano avanzare al rallentatore.
Gruppi di prostitute dalla pelle nera contrattano prestazioni e tariffe con gli automobilisti mescolando il colore della pelle con il buio della notte. In prossimità della luce di un lampione una prostituta si avvicina al finestrino della Porche. Un perizoma rosso le nasconde il pube ed è l'unico indumento che indossa al pari della borsetta a tracolla. Il trucco argentato attorno agli occhi brilla come un lume nella notte buia. Le labbra spesse e debordanti si schiudono in un sorriso e mettono in evidenza la dentatura colore dell'avorio.
- Bocca, culo, fica tenta euro... Bocca, culo, fica, trenta euro... Bocca, culo, ficaaaa...
Non faccio caso alle sue parole. Annuso l'odore che spande la sua pelle e la repellente puzza dell'alito, e li trovo entrambi disgustosi.
Le parole pronunciate in un italiano azzoppato e ripetute all'infinito, m'indispongono. Possibile che nessuna puttana senegalese parli bene l'italiano? Mi chiedo mentre sterzo il volante della Porche e provo a infilarmi con le ruote sulla corsia di sorpasso.
- Ma vaffanculo... stronza! - urlo mentre la mulatta cerca in tutti i modi d'impedirmi la manovra aggrappandosi con le mani al finestrino che ho mantenuto aperto.
- Trenta euro... - scandisce, mentre mi allontano.
La voce di Jennifer Lopez mi fa compagnia in questo girovagare notturno per la città. Conduco la Porche per i viali periferici senza una meta precisa, poi non trovo di meglio che infilarmi nel parcheggio del Canguro, un locale gay ubicato sulla Via Emilia in direzione Reggio.
A quest'ora della notte il parcheggio è occupato da un grande numero di autovetture. Infilo la Porsche 911 fra una Ferrari Testarossa e una Bugatti Chiron dal mitico colore blu di Francia. Scendo dall'auto e mi avvio verso l'ingresso del locale.
Quando sono a pochi metri dall'ingresso principale vengo urtato da due checche che si attardano ad abbandonare il nightclub.
- Ehi... - dico. - E' questa la maniera?
Una delle due, che a malapena sa reggersi in piedi, biascica alcune parole.
- Perché non vieni a farti un giretto con noi? Dai bello, ti facciamo un bel pompino o cos'altro desideri.
L'altra checca trascina via l'amica liberandomi dell'ingombrante presenza. Mentre proseguono a bisticciare metto piede nel locale. Un buttafuori, la cui sagoma lo fa assomigliare a Steven Seagal per l'aspetto massiccio ed i lunghi capelli brillantati, tirati all'indietro e raccolti con un codino, mi guarda di sbieco ma preferisce non chiedermi la tessera del club. Un breve corridoio conduce nella sala da ballo dai cui altoparlanti giunge l'inconfondibile voce di Patty Pravo. L'aria condizionata mitiga la calura della notte. Sulla pista da ballo alcune coppie di lesbiche, impegnate a palparsi il culo, eseguono passi di danza al ritmo della musica.
Il bar delle consumazioni si trova in un angolo del locale ed è illuminato da una fila di faretti a luci intermittenti. Mi avvicino al bancone e prendo posto sopra uno sgabello. Quando il barman si avvicina chiedo una Perrier. Il locale è stipato all'inverosimile di gay e lesbiche. Il rumore delle voci è coperto dalla musica che sovrasta la sala. Ho l'impressione che tutti abbiano un dannato bisogno di parlare e di apparire simpatici e divertenti. Due travestiti, seduti ad un tavolo a poca distanza dal bancone del bar dove ho preso posto, mi osservano con curiosità lanciandomi allusivi cenni di richiamo che mi guardo bene dal raccogliere.
- E' la prima volta che vieni in questo locale?
A pronunciare la frase è una voce maschile dallo spiccato accento veneto. Mi giro e incontro lo sguardo di un uomo dall'apparente età di trent'anni dalla carnagione abbronzata. Una folta capigliatura bionda gli scende a scalare sulle orecchie. Lo guardo con curiosità prima di rispondere alla sua domanda. Indossa un paio di jeans firmati Trussardi e una camicia di seta rosa di Valentino sbottonata sul davanti. Un pendente croce, d'oro massiccio, con incastonati una serie di diamanti, è agganciato ad una catena d'oro che gli avvolge il collo. L'oggetto si confonde con i pettorali privi di peli.
- Sì, è la prima volta che vengo in questo locale. - rispondo mentendo.
- Ti piace?
- Sì, lo trovo carino... è pieno di gente interessante.
- Sei alla ricerca di qualcosa di particolare?
- No, ho solo voglia di bere questa Perrier, poi vedrò.
La conversazione va avanti per alcuni minuti soprattutto per merito della sua perseveranza, infatti, sono più interessato ad osservare la gente che occupa i tavoli piuttosto che affaticarmi a scambiare qualche parola con lui.
Stomacato dal profumo che trasuda dagli abiti decido che è giunto il momento di farmi una sniffata di cocaina. Inoltre la Perrier ha avuto sui miei reni un effetto diuretico ingrossandomi a dismisura la vescica.
- Scusami, ma devo assentarmi per andare in bagno.
Lo lascio sorseggiare il Johnnie Walker che tiene mezzo pieno nel bicchiere e mi dirigo verso la toilette. Mentre attraverso il locale ho la chiara sensazione di non passare inosservato. Addosso ho gli occhi di molte persone e non ne sono affatto turbato. Quando raggiungo il vestibolo delle latrine mi dirigo verso uno dei tre orinatoi incastonati alla parete opposta alle porte dei cessi. Abbasso la lampo, estraggo il cazzo, e mi libero dell'urina che m'ingombra la vescica.
Il rumore dell'uscio che sento sbattere alle mie spalle m'informa della presenza di un'altra persona nel vestibolo. L'ombra di un uomo cala sull'orinatoio accanto al mio. Giro il capo verso il nuovo entrato e mi accorgo che è lo stesso tizio che poc'anzi occupava il seggiolino accanto al mio al bancone del bar. I nostri sguardi s'incrociano. L'uomo ammicca un sorriso, scosta gli occhi verso il basso per invitarmi a guardare in quella direzione. Con sorpresa noto che la mano, sul cui polso brilla un orologio d'oro massiccio Boume & Mercier, stringe un manganello di carne di tali dimensioni da fare invidia a Rocco Siffredi. Accenno un risolino e lascio che le ultime gocce di piscia escano dall'uretra. Dopo avere scrollato la cappella ripongo il cazzo nelle mutande. Faccio risalire la lampo ed esco dalla toilette lasciando che l'uomo si trastulli col suo magico serpentone.

Quando faccio ritorno nella sala la calda voce di Mina accompagnano i miei passi. Dal portafoglio estraggo una banconota da dieci euro e pago la consumazione, poi mi dirigo verso l'uscita del locale. Le lancette del Rolex Daytona che ho al polso segnano le quattro quando raggiungo il parcheggio. Salgo in macchina e prendo la direzione della campagna. Nel lettore CD con memoria antishock inserisco l'ultima incisione di Ligabue. La voce aspra del rocker reggiano mi tiene compagnia in questa lunga notte che sembra non debba mai finire.
Imbocco la statale Asolana e fermo l'auto sul cavalcavia che sovrasta l'Autostrada del Sole, poi spengo il motore. Estraggo dalla tasca l'astuccio della cocaina e sniffo una riga di polvere bianca. Con la mente ritorno indietro, all'inizio della serata, al momento in cui stavo per lasciare l'ufficio ed è squillato il cellulare.
- Ciao! Sono Vittorio. Hai impegni stasera?
- No, pensavo di fare una capatina al bowling, poi andrò a letto.
- T'interessa venire con me e Gino a Salsomaggiore? C'è un party in una villa. A dire il vero non siamo invitati, ma non avremo difficoltà a metterci piede.
- Okay, Vengo!
- Ci troviamo davanti alle Terme Berzieri, alle dieci. Mi raccomando, non tardare eh! Ciao!
Dopo la telefonata ho fatto ritorno a casa. Mi sono infilato sotto la doccia, ho cambiato l'abito, e sono partito alla volta di Salsomaggiore. La villa in cui si svolgeva il party era ubicata nelle prime colline, distante pochi chilometri dalla cittadina termale. Un vigilantes stazionava all'ingresso del parco e regolava l'accesso delle vetture. L'uomo, forse perché impressionato dal tipo di autovetture su cui tutt'e tre viaggiavamo, ci ha fatto entrare senza sollevare problemi di sorta.
L'immenso parco della villa, ricco di alberi secolari, era illuminato dalla luce dei lampioni. Gli invitati, per lo più giovani, formavano dei capannelli nel prato prospiciente la villa e conversavano fra loro. Tutt'a un tratto mi sono trovato a discorrere di sesso con una coppia di ragazze davanti a un buffet che loro sostenevano essere di piatti afrodisiaci. Abbiamo iniziato ad assaggiare le vivande scambiandoci opinioni sugli effetti collaterali che avrebbero avuto su di noi, inghiottendo tartare di ostriche al caviale e lumache in fonduta di finocchio che a detta delle ragazze erano i piatti maggiormente afrodisiaci.
Senza rendermene conto mi sono trovato sdraiato sul divano del salotto con la più bella delle due ragazza, di cui nemmeno ricordo il nome, cavalcioni sul mio cazzo. Se non fosse perché sono abituato a frequentare femmine di questo stampo avrei pensato si trattasse di una ninfomane. Tutt'a un tratto la porta del salotto si è spalancata ed ho visto entrare altre due ragazze seguite dappresso da Gino e Vittorio.
- Disturbiamo? - ha domandato una delle ragazze alla mia partner.
- No, fate pure, c'è posto per tutti. - si è affrettata a rispondere.
Una delle due nuove arrivate si è avvicinata al televisore, posto in un angolo del salotto, ha pigiato un tasto del videoregistratore ed ha fatto partire un nastro. Sul monitor sono comparse le immagini di un film pornografico. Qualche istante dopo mi sono ritrovato nudo insieme ai miei compagni d'orgia sul tappeto a scopare nella posizione dello smorzacandela la ragazza che mi aveva trascinato lì.
Poco più tardi, mentre stavo facendomi succhiare l'uccello da un'altra delle ragazze, una mora dal culo a mandolino, la ragazza con cui avevo scopato in precedenza ha suggerito all'altra amica di sostituire la videocassetta inserita nel videoregistratore con una d'altro tipo.
- Dai, Giorgia facci vedere qualcosa di più eccitante. Sono stanca di vedere i soliti filmati hard.
La ragazza si è staccata da Vittorio, ha tolto da un astuccio una videocassetta e l'ha inserita nel videoregistratore, poi è tornata a prendersi cura del cazzo del mio amico. Le immagini comparse sullo schermo erano confuse, con dell'effetto neve, segno evidente che si trattava di un filmato di bassa qualità, oppure di immagini datate nel tempo.
Il film era ambientato in un locale molto simile a una cantina. Una giovane donna, dall'apparente età di trent'anni, era legata ad un palo al centro della stanza. Accanto alla lei, seduto su di una sedia, un uomo con il viso tumefatto teneva le mani legate dietro la schiena. Un gruppo di persone in divisa militare si muovevano intorno ai due prigionieri. L'audio, piuttosto confuso, lasciava intendere che i militari parlassero una lingua ispano-americana.
I militari si rivolgevano ai due malcapitati con fare minaccioso. Tutt'a un tratto uno degli uomini in divisa ha cominciato a infierire sul corpo della donna premendole sul petto l'estremità di una sigaretta. Il gesto, ripetuto più volte, era accompagnato dalle urla strazianti della malcapitata.
Sdraiato sul tappeto insieme ai miei compagni d'orgia ho assistito allibito alle sequenze del filmato. Al contrario le ragazze parevano ancora più eccitate. Non ho più fatto caso alla ragazza intenta a succhiarmi il cazzo. Le immagini hanno seguitato a scorrere sul televisore in un susseguirsi di inenarrabili torture.
- Ma che cazzo di roba è? Da dove proviene questo filmato? - ho gridato, nauseato dalle inquadrature che riempivano lo schermo. Una delle ragazze, intenta a masturbare il cazzo di Gino, si è girata nella mia direzione e me lo ha spiegato.
- Sono filmati che provengono da un paese dell'America Latina. I torturatori sono poliziotti che si occupavano d'infliggere sevizie durante gli interrogatori agli oppositori del regime. Eccitante il filmato eh? Non trovi?
Le parole erano uscite dalle labbra della ragazza mentre uno dei torturatori infieriva con la lama di un pugnale sulle mammelle della malcapitata. Quando ho visto un altro dei torturatori infilare il pugnale nel ventre della donna, squarciarle l'addome, e stringere fra le dita l'intestino attorcigliandolo intorno al collo sino a strangolarla, alla vista di questa scena raccapricciante sono stato colto da un conato di vomito. Mi sono alzato dal tappeto, ho raccolto i vestiti, e sono fuggito all'aria aperta.
Quello a cui ho assistito ha dell'incredibile. Mi c'è voluto parecchio tempo prima di riprendermi. Ho girato a lungo per i prati, vomitando sull'erba tutto quanto avevo assaggiato al buffet. Sono salito sulla Porsche Carrera ed ho preso la strada per Parma.

Nell'attesa del sorgere del sole mi ritrovo dinanzi alla grata che separa il cavalcavia dell'Asolana dall'Autostrada del Sole. Sotto i miei occhi autovetture e autoarticolati sfrecciano veloci nelle due direzioni di marcia. Una lunga fila di fari abbaglianti mi viene incontro. Anch'io ho voglia di scappare, ma non so dove. Il telefonino che ho lasciato sul sedile dell'autovettura squilla in continuazione. Osservo le autovetture che scorrono sotto di me, ma non so ancora se avrò la forza di ricominciare a vivere un altro giorno.



 
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Pharmf732
view post Posted on 26/12/2009, 08:07




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Pharmk861
view post Posted on 8/1/2010, 11:55




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Pharme107
view post Posted on 27/10/2010, 12:15




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