Il gioco

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Omega™
view post Posted on 8/1/2009, 17:13




Sua !
Si sentiva completamente sua.
In suo potere come mai lo era stata, aperta, violata e posseduta.
E stava bene.
Provava eccitazione ed appagamento insieme, in una sorta di curiosa
commistione. Del resto tutto in lei era ambivalente.

Mentre rifletteva su questo aspetto, Viola si trovava sdraiata e
strettamente legata ad un lettino ginecologico nella taverna della loro casa
di montagna. Le belle gambe, piegate ed appoggiate ai
sostegni laterali, erano divaricate al massimo e lasciavano oscenamente
esposta la figa completamente ed accuratamente depilata. Dall'ano usciva
l'estremità di un vibratore di medie
dimensioni che le provocava una sensazione di estrema dilatazione, prossima
alla soglia del dolore ma che le donava un sottile piacere. Due morsetti,
con un'estremità legata ad una struttura pendente
sopra il lettino, le serravano i capezzoli imponendo una tenace trazione ai
suoi seni. Le braccia erano tese dietro la testa ed i polsi fermamente
legati ai montanti del lettino. Non poteva muoversi che di pochissimo ed
ogni movimento si ripercuoteva dolorosamente nell'ano e nei capezzoli.

Dopo tutto bastava non muoversi, ubbidendo così all'ordine che Angelo le
aveva pleonasticamente impartito prima di uscire dalla stanza.
Lo amava molto. E ne era contraccambiata. Era una solida unione la loro,
sposati da quasi dieci anni avevano reciprocamente sondato e scoperto le
rispettive complesse personalità fondendole in un
rapporto che funzionava alla perfezione. Ma più che nella vita quotidiana
questa straordinaria simbiosi si manifestava in quella sessuale,
specialmente da quando avevano scoperto il gioco. Il
gioco li aveva sottratti dalla prospettiva di un futuro appiattimento degli
slanci passionali per proiettarli in un'altra dimensione. Giocando non solo
avevano dato nuovo impulso alla loro vita
sessuale ma, quel che più conta, è che avevano scoperto aspetti delle
rispettive personalità celati anche a loro stessi. Giocando i loro impulsi
più inconfessati si erano manifestati trovando un canale di
sfogo che aveva fornito maggior equilibrio alla loro intera esistenza.
Limiti e confini si erano mutati ed evoluti secondo un complesso sistema di
regole non codificate, poichè in gran parte mai
esplicitate ma naturalmente formatesi con l'esperienza e la pratica
periodica del gioco.

Angelo entrò e giunto di fianco al lettino su cui l'aveva legata fece
scorrere lo sguardo sul suo corpo.
Viola non era una bellezza mozzafiato, aveva passato da qualche anno la
trentina ma il suo corpo esercitava su di lui un'attrazione particolare. Le
forme rotonde, sinuose, quasi al limite dell'opulenza,
con la loro intensa carnalità, erano un inno alla passionalità. La postura
nella quale l'aveva immobilizzata con la sua oscena esposizione esercitava
su di lui un senso di onnipotenza, di desiderio di possesso che lo
eccitavano in modo indicibile. Ma ciò che più lo eccitava era il percepire
l'eccitazione ed il desiderio che lei manifestava; gli occhi socchiusi e la
bocca leggermente dischiusa,
il leggero inarcamento della schiena e il turgore dei seni, nonostante la
trazione alla quale si trovavano sottoposti, erano segni inequivocabili di
quanto lei desiderasse il suo intervento.
Avrebbe desiderato leccarla e scoparla immediatamente affondando il suo
membro con possenti colpi in quell'umida calda vagina le cui grandi labbra
rigonfie e depilate luccicavano per gli umori di cui erano madide.
Non poteva. Non poteva e non voleva perchè così l'avrebbe fatta godere
subito. La seduta era appena iniziata e lui era risoluto e deciso a non
farla godere a lungo. Era necessario che il desiderio
arrivasse quasi a trasfigurarla. Inoltre doveva rifarsi per quello che lei
gli aveva fatto patire la volta precedente. Tre giorni l'aveva tenuto sulla
corda in un continuo alternarsi di momenti d'eccitazione e
di pratiche ritardanti. Era arrivata al punto di farglielo smollare a forza
di impacchi di acqua e ghiaccio per poi mummificargli strettamente le palle
ed il membro ormai molle con alcune bende
elastiche e di condurlo a passare una sera in un night a vedere spogliarelli
dei quali lei sottolineava con commenti e strusciamenti tutti i momenti
salienti. Era stato un incubo! Il desiderio, la smania
per l'eccitazione che non riusciva ad avere il suo naturale sfogo fisico
nell'erezione, l'avevano completamente soggiogato; avrebbe supinamente
accettato qualsiasi sua richiesta pur di liberarsi da
quella segregazione fisica e mentale. Innegabilmente era stato anche molto
bello. Il fatto che lei potesse controllarne l'erezione aveva suscitato in
lui un senso di appartenenza che mai aveva
sperimentato in precedenza, quando poi lei, tornati a casa, l'aveva legato
su quello stesso lettino per sbendarlo, aveva avuto un'erezione di
un'intensità tale da non ricordarne una pari. Solo che non gli permise di
godere fino al successivo pomeriggio quando ebbe un unico interminabile
sconvolgente orgasmo covato per tre giorni !
Ora toccava a lui emularla. Questa volta però lui avrebbe goduto spesso, oh
se avrebbe goduto !
Cominciò a toccarla facendo scorrere delicatamente le sue dita lungo il
fianco esposto di lei.

Al tocco di Angelo, Viola ebbe un sussulto che puntualmente si ripercosse
nell'ano e sui capezzoli, le forti dita del suo uomo stavano solleticandole
il fianco. Risalirono fino all'incavo dell'ascella per
deviare alla base del seno, circoscriverlo e dirigersi verso il capezzolo.
La pelle, tesa per la trazione, le rimandava amplificati anche i più lievi
sfioramenti. Angelo le pose anche l'altra mano sul ventre e cominciò a
risalire lentamente verso l'altro seno. Viola, la testa reclinata
all'indietro, si inarcò più che poteva per offrirsi completamente alle
carezze, dalla bocca socchiusa le uscì una specie di rantolo che si
trasformò in una preghiera: " Prendimi ! Ti prego ! Scopami, penetrami,
possiedimi. Sono tua,
sono la tua schiava, la tua troia, farò tutto ciò che vorrai ! Ma prendimi
!"
Una forte e sonora sberla, lasciata cadere con forza sul suo pube depilato
ed una torsione al morsetto che le stringeva il capezzolo la interruppero
strappandole un grido. Sentì le nocche di due
dita che le forzavano la bocca, immediatamente l'aprì per succhiarle e nel
contempo sentì la voce di Angelo che le diceva: " Certo che sei mia e che
farai tutto ciò che voglio ! Non ho bisogno del tuo
consenso e soprattutto non tollero richieste. La tua mente deve annullarsi,
non deve desiderare altro che di compiacermi, qualsiasi cosa abbia
intenzione di farti e, credimi, farti godere è l'ultima cosa che voglio !"
Nel dirle questo, Angelo le violava la bocca con le dita e, preso un grosso
spillone dalla punta accuminata con l'altra mano, aveva iniziato a
infliggerle ripetute punzecchiature su tutto il corpo.

Viola si sentì sprofondare in un vortice di piacere. L'essere immobilizzata
e completamente offerta, l'essere profanata e torturata la facevano sentire
posseduta quasi quanto fosse coinvolta in un amplesso. E di un amplesso si
trattava, solo che invece che da un membro era ripetutamente penetrata dalla
punta dello spillone che la possedeva dandole un dolore di gran lunga
inferiore a quello che le derivava dalla stretta dei morsetti sui capezzoli
scossi dalle sue convulsioni. Senza
smettere di punzecchiarla Angelo salì sul lettino mettendosi a cavalcioni
del viso; staccò con delicatezza i morsetti e, infilatole l'uccello in
bocca, si stese su di lei per continuare l'opera di
punzecchiatura sulle grandi labbra. A Viola, posseduta nel culo e in bocca,
non restò che succhiare con trasporto quel membro che tanto desiderava e che
ben presto si svuotò in lei.
Soddisfatto per aver momentaneamente alleviato il proprio desiderio, Angelo
uscì senza aggiungere altro. Doveva ancora ultimare i preparativi per ciò
che aveva in progetto di fare. Quasi ogni volta che avevano giocato era
stato introdotto un elemento di novità, il gioco stesso era nato in seguito
a variazioni alla solita scopata e ogni variazione corrispondeva ad una
precisa evoluzione della coppia dal momento che loro si ritrovavano ad
essere di volta in volta ispiratori ed esecutori di un disegno che quasi
trascendeva le loro singole volontà. Per la prima volta, durante l'ultima
seduta lei lo aveva portato fuori. Tra la gente ignara lui aveva avuto la
massima percezione della loro complicità, i gesti, le allusioni, tutti i
dialoghi avevano assunto una nuova valenza. Lì aveva capito che si poteva
andare oltre, che c'erano nuove frontiere da conquistare e lì era nata
l'idea.

Viola si dimenava sul lettino per quanto i legacci le consentivano, alla
ricerca di catturare un piacere che le era impossibile procurarsi da sola.
Si sentiva eccitata, vogliosa, insoddisfatta e furibonda.
Avevano iniziato a giocare da circa tre ore e per quasi tutto il tempo
Angelo era stato a trafficare nell'altra stanza. Le riusciva insopportabile
essere ignorata. Pur amando entrambi ricoprire ruoli sia attivi che passivi,
avevano meccanismi d'eccitazione diversi, a lei piaceva provocare, farsi
guardare e sentirsi desiderata. Indipendentemente dal ruolo. Si era
meravigliosamente eccitata la volta precedente quando dominandolo l'aveva
condotto a vedere spogliarelli, aveva goduto del desiderio represso di lui e
si era divertita moltissimo a provocarlo in ogni modo. Aveva attirato
qualche attenzione oltre il dovuto e questo aveva ulteriormente aumentato il
suo piacere.
Non solo. Aveva anche incominciato a coltivare segretamente l'idea che si
potesse in qualche modo allargare il gioco verso l'esterno. Non aveva ancora
avuta la giusta ispirazione, l'idea di un altro partecipante la disturbava,
lo percepiva come una rottura di equilibri, forse i tempi non erano ancora
maturi, tuttavia una terza presenza avrebbe acuito le loro complicità ed
avrebbe apportato maggior intrigo a molte situazioni.

Angelo rientrò spingendo un carrello sopra il quale troneggiava il monitor
di un computer. Trafficò con un cavo al quale era collegato una specie di
obbiettivo che posò su un ripiano di fronte al lettino
sul quale giaceva Viola. Ultimò alcune regolazioni e sullo schermo apparve
lei in tutta la sua oscenità. Angelo andò alle sue spalle e le infilò un
cappuccio sulla testa, glielo sistemò in modo che
gli occhi fossero liberi di vedere attraverso le apposite aperture, quindi
tornò al computer per digitare.

Viola guardò attonita verso quell'occhio elettronico che la stava possedendo
quasi fosse un fallo e, mentre si domandava quale fosse lo scopo di tutta
quella messinscena, sentì la suadente e ferma voce di Angelo che le diceva:
" Ora siamo pronti e andiamo a cominciare, dai il meglio di te perchè da
questo momento sei su Internet in diretta."


Ciao.
 
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