| Sua ! Si sentiva completamente sua. In suo potere come mai lo era stata, aperta, violata e posseduta. E stava bene. Provava eccitazione ed appagamento insieme, in una sorta di curiosa commistione. Del resto tutto in lei era ambivalente.
Mentre rifletteva su questo aspetto, Viola si trovava sdraiata e strettamente legata ad un lettino ginecologico nella taverna della loro casa di montagna. Le belle gambe, piegate ed appoggiate ai sostegni laterali, erano divaricate al massimo e lasciavano oscenamente esposta la figa completamente ed accuratamente depilata. Dall'ano usciva l'estremità di un vibratore di medie dimensioni che le provocava una sensazione di estrema dilatazione, prossima alla soglia del dolore ma che le donava un sottile piacere. Due morsetti, con un'estremità legata ad una struttura pendente sopra il lettino, le serravano i capezzoli imponendo una tenace trazione ai suoi seni. Le braccia erano tese dietro la testa ed i polsi fermamente legati ai montanti del lettino. Non poteva muoversi che di pochissimo ed ogni movimento si ripercuoteva dolorosamente nell'ano e nei capezzoli.
Dopo tutto bastava non muoversi, ubbidendo così all'ordine che Angelo le aveva pleonasticamente impartito prima di uscire dalla stanza. Lo amava molto. E ne era contraccambiata. Era una solida unione la loro, sposati da quasi dieci anni avevano reciprocamente sondato e scoperto le rispettive complesse personalità fondendole in un rapporto che funzionava alla perfezione. Ma più che nella vita quotidiana questa straordinaria simbiosi si manifestava in quella sessuale, specialmente da quando avevano scoperto il gioco. Il gioco li aveva sottratti dalla prospettiva di un futuro appiattimento degli slanci passionali per proiettarli in un'altra dimensione. Giocando non solo avevano dato nuovo impulso alla loro vita sessuale ma, quel che più conta, è che avevano scoperto aspetti delle rispettive personalità celati anche a loro stessi. Giocando i loro impulsi più inconfessati si erano manifestati trovando un canale di sfogo che aveva fornito maggior equilibrio alla loro intera esistenza. Limiti e confini si erano mutati ed evoluti secondo un complesso sistema di regole non codificate, poichè in gran parte mai esplicitate ma naturalmente formatesi con l'esperienza e la pratica periodica del gioco.
Angelo entrò e giunto di fianco al lettino su cui l'aveva legata fece scorrere lo sguardo sul suo corpo. Viola non era una bellezza mozzafiato, aveva passato da qualche anno la trentina ma il suo corpo esercitava su di lui un'attrazione particolare. Le forme rotonde, sinuose, quasi al limite dell'opulenza, con la loro intensa carnalità, erano un inno alla passionalità. La postura nella quale l'aveva immobilizzata con la sua oscena esposizione esercitava su di lui un senso di onnipotenza, di desiderio di possesso che lo eccitavano in modo indicibile. Ma ciò che più lo eccitava era il percepire l'eccitazione ed il desiderio che lei manifestava; gli occhi socchiusi e la bocca leggermente dischiusa, il leggero inarcamento della schiena e il turgore dei seni, nonostante la trazione alla quale si trovavano sottoposti, erano segni inequivocabili di quanto lei desiderasse il suo intervento. Avrebbe desiderato leccarla e scoparla immediatamente affondando il suo membro con possenti colpi in quell'umida calda vagina le cui grandi labbra rigonfie e depilate luccicavano per gli umori di cui erano madide. Non poteva. Non poteva e non voleva perchè così l'avrebbe fatta godere subito. La seduta era appena iniziata e lui era risoluto e deciso a non farla godere a lungo. Era necessario che il desiderio arrivasse quasi a trasfigurarla. Inoltre doveva rifarsi per quello che lei gli aveva fatto patire la volta precedente. Tre giorni l'aveva tenuto sulla corda in un continuo alternarsi di momenti d'eccitazione e di pratiche ritardanti. Era arrivata al punto di farglielo smollare a forza di impacchi di acqua e ghiaccio per poi mummificargli strettamente le palle ed il membro ormai molle con alcune bende elastiche e di condurlo a passare una sera in un night a vedere spogliarelli dei quali lei sottolineava con commenti e strusciamenti tutti i momenti salienti. Era stato un incubo! Il desiderio, la smania per l'eccitazione che non riusciva ad avere il suo naturale sfogo fisico nell'erezione, l'avevano completamente soggiogato; avrebbe supinamente accettato qualsiasi sua richiesta pur di liberarsi da quella segregazione fisica e mentale. Innegabilmente era stato anche molto bello. Il fatto che lei potesse controllarne l'erezione aveva suscitato in lui un senso di appartenenza che mai aveva sperimentato in precedenza, quando poi lei, tornati a casa, l'aveva legato su quello stesso lettino per sbendarlo, aveva avuto un'erezione di un'intensità tale da non ricordarne una pari. Solo che non gli permise di godere fino al successivo pomeriggio quando ebbe un unico interminabile sconvolgente orgasmo covato per tre giorni ! Ora toccava a lui emularla. Questa volta però lui avrebbe goduto spesso, oh se avrebbe goduto ! Cominciò a toccarla facendo scorrere delicatamente le sue dita lungo il fianco esposto di lei.
Al tocco di Angelo, Viola ebbe un sussulto che puntualmente si ripercosse nell'ano e sui capezzoli, le forti dita del suo uomo stavano solleticandole il fianco. Risalirono fino all'incavo dell'ascella per deviare alla base del seno, circoscriverlo e dirigersi verso il capezzolo. La pelle, tesa per la trazione, le rimandava amplificati anche i più lievi sfioramenti. Angelo le pose anche l'altra mano sul ventre e cominciò a risalire lentamente verso l'altro seno. Viola, la testa reclinata all'indietro, si inarcò più che poteva per offrirsi completamente alle carezze, dalla bocca socchiusa le uscì una specie di rantolo che si trasformò in una preghiera: " Prendimi ! Ti prego ! Scopami, penetrami, possiedimi. Sono tua, sono la tua schiava, la tua troia, farò tutto ciò che vorrai ! Ma prendimi !" Una forte e sonora sberla, lasciata cadere con forza sul suo pube depilato ed una torsione al morsetto che le stringeva il capezzolo la interruppero strappandole un grido. Sentì le nocche di due dita che le forzavano la bocca, immediatamente l'aprì per succhiarle e nel contempo sentì la voce di Angelo che le diceva: " Certo che sei mia e che farai tutto ciò che voglio ! Non ho bisogno del tuo consenso e soprattutto non tollero richieste. La tua mente deve annullarsi, non deve desiderare altro che di compiacermi, qualsiasi cosa abbia intenzione di farti e, credimi, farti godere è l'ultima cosa che voglio !" Nel dirle questo, Angelo le violava la bocca con le dita e, preso un grosso spillone dalla punta accuminata con l'altra mano, aveva iniziato a infliggerle ripetute punzecchiature su tutto il corpo.
Viola si sentì sprofondare in un vortice di piacere. L'essere immobilizzata e completamente offerta, l'essere profanata e torturata la facevano sentire posseduta quasi quanto fosse coinvolta in un amplesso. E di un amplesso si trattava, solo che invece che da un membro era ripetutamente penetrata dalla punta dello spillone che la possedeva dandole un dolore di gran lunga inferiore a quello che le derivava dalla stretta dei morsetti sui capezzoli scossi dalle sue convulsioni. Senza smettere di punzecchiarla Angelo salì sul lettino mettendosi a cavalcioni del viso; staccò con delicatezza i morsetti e, infilatole l'uccello in bocca, si stese su di lei per continuare l'opera di punzecchiatura sulle grandi labbra. A Viola, posseduta nel culo e in bocca, non restò che succhiare con trasporto quel membro che tanto desiderava e che ben presto si svuotò in lei. Soddisfatto per aver momentaneamente alleviato il proprio desiderio, Angelo uscì senza aggiungere altro. Doveva ancora ultimare i preparativi per ciò che aveva in progetto di fare. Quasi ogni volta che avevano giocato era stato introdotto un elemento di novità, il gioco stesso era nato in seguito a variazioni alla solita scopata e ogni variazione corrispondeva ad una precisa evoluzione della coppia dal momento che loro si ritrovavano ad essere di volta in volta ispiratori ed esecutori di un disegno che quasi trascendeva le loro singole volontà. Per la prima volta, durante l'ultima seduta lei lo aveva portato fuori. Tra la gente ignara lui aveva avuto la massima percezione della loro complicità, i gesti, le allusioni, tutti i dialoghi avevano assunto una nuova valenza. Lì aveva capito che si poteva andare oltre, che c'erano nuove frontiere da conquistare e lì era nata l'idea.
Viola si dimenava sul lettino per quanto i legacci le consentivano, alla ricerca di catturare un piacere che le era impossibile procurarsi da sola. Si sentiva eccitata, vogliosa, insoddisfatta e furibonda. Avevano iniziato a giocare da circa tre ore e per quasi tutto il tempo Angelo era stato a trafficare nell'altra stanza. Le riusciva insopportabile essere ignorata. Pur amando entrambi ricoprire ruoli sia attivi che passivi, avevano meccanismi d'eccitazione diversi, a lei piaceva provocare, farsi guardare e sentirsi desiderata. Indipendentemente dal ruolo. Si era meravigliosamente eccitata la volta precedente quando dominandolo l'aveva condotto a vedere spogliarelli, aveva goduto del desiderio represso di lui e si era divertita moltissimo a provocarlo in ogni modo. Aveva attirato qualche attenzione oltre il dovuto e questo aveva ulteriormente aumentato il suo piacere. Non solo. Aveva anche incominciato a coltivare segretamente l'idea che si potesse in qualche modo allargare il gioco verso l'esterno. Non aveva ancora avuta la giusta ispirazione, l'idea di un altro partecipante la disturbava, lo percepiva come una rottura di equilibri, forse i tempi non erano ancora maturi, tuttavia una terza presenza avrebbe acuito le loro complicità ed avrebbe apportato maggior intrigo a molte situazioni.
Angelo rientrò spingendo un carrello sopra il quale troneggiava il monitor di un computer. Trafficò con un cavo al quale era collegato una specie di obbiettivo che posò su un ripiano di fronte al lettino sul quale giaceva Viola. Ultimò alcune regolazioni e sullo schermo apparve lei in tutta la sua oscenità. Angelo andò alle sue spalle e le infilò un cappuccio sulla testa, glielo sistemò in modo che gli occhi fossero liberi di vedere attraverso le apposite aperture, quindi tornò al computer per digitare.
Viola guardò attonita verso quell'occhio elettronico che la stava possedendo quasi fosse un fallo e, mentre si domandava quale fosse lo scopo di tutta quella messinscena, sentì la suadente e ferma voce di Angelo che le diceva: " Ora siamo pronti e andiamo a cominciare, dai il meglio di te perchè da questo momento sei su Internet in diretta."
Ciao.
|