Villaggio vacanze

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Omega™
view post Posted on 8/1/2009, 17:23




Quando mi svegliai, poco dopo l'alba, Angelica non era coricata accanto a me. Il velo di cotone della zanzariera, agganciata al soffitto, non era rimboccato sotto il materasso, ma scostato da un lato verso la spalliera del letto. A occhi chiusi davo ascolto al rumore delle onde che si rifrangevano ad intervalli regolari sulla battigia, distante solo una decina di metri dal bungalow che ci ospitava. Mi alzai da letto e andai in bagno per fare la pipì, poi misi i piedi fuori del bungalow e scrutai il panorama tutt'intorno.
La luce dell'alba faceva presagire una giornata stupenda come tutte le altre che l'avevano preceduta. Angelica nuotava a qualche decina di metri dalla riva. Quando mi vide sollevò il braccio nella mia direzione, poi s'immerse sott'acqua nell'oceano corallino. Tornai a letto e mi riaddormentai.
L'aereo che ci aveva trasportati dall'Italia alle Maldive era atterrato nell'unico aeroporto dell'arcipelago. Da lì eravamo stati trasferiti nel villaggio turistico pubblicizzato nell'opuscolo che ci aveva sottoposto l'impiegata dell'agenzia di viaggi che ci aveva venduto la vacanza. Il complesso alberghiero era munito di attrezzature sportive per il tempo libero e ogni altro genere di conforto. Il villaggio si componeva di cinquanta bungalow, tutti uguali, costruiti con travi di legno e con i tetti di foglie di palma. Ogni villino, ammobiliato in modo semplice, ma con gusto, era corredato da un bagno, un lavabo, la doccia ed un ventilatore a pale applicato al soffitto.
Angelica ed io avevamo l'impressione di soggiornare in un luogo da fiaba, tanto era incantevole il paesaggio che avevamo d'intorno. Trascorrevamo la maggior parte del tempo sulla spiaggia, nudi, ad abbronzarci, oppure nuotando nel mare dal fondale corallino distraendoci nell'eseguire immersioni subacquee. La sera, a letto, scopavamo fino all'esaurimento delle forze assopendoci solo a notte fonda.
Angelica era insaziabile nel fare l'amore, pareva non essere mai paga degli orgasmi che raggiungeva con molta facilità, più di una volta, nella stessa serata.
Mi svegliai a metà mattina. Angelica era tornata a letto e mi stringeva il cazzo nella mano. Dopo averlo scappellato, rivoltando la corona del prepuzio, cominciò a sfiorarmi con le dita la superficie della cappella. Sembrava provarci gusto nel menarmelo in quel modo ed io la lasciai fare.
- Ho voglia... - mi sussurrò all'orecchio.
Si mise sopra di me, nella posizione dello smorzacandela, con le gambe divaricate a cavallo del mio bacino. Prese il cazzo nella mano e lo mise a contatto della fica, poi lo infilò dentro serrando le pareti della mucosa addosso al mio sesso. Angelica non aveva la fica stretta, ma piuttosto comoda, se così posso dire, ciò mi permetteva di prolungare il coito senza venire troppo in fretta, come invece succedeva quando la scopavo nel culo e trovavo più resistenza rispetto alla fica.
Inarcò la schiena e il capo all'indietro facendo scivolare con un gesto della mano i capelli alle proprie spalle. Stese le braccia sul mio petto fino a toccarmi i capezzoli, poi cominciò a scoparmi. Manteneva gli occhi socchiusi mentre muoveva nervosamente il bacino roteandolo sul cazzo. Rinserrò la bocca e, con il labbro inferiore bloccato fra i denti, si lasciò sfuggire dei lunghi sospiri di piacere che giungevano tenui alle mie orecchie. Pareva trovarci gusto nello strizzarmi i capezzoli mentre mi scopava, consapevole che questo contatto avrebbe accresciuto il mio godimento. La lasciai fare abbandonandomi alle carezze, artigliando le mani attorno alle natiche, sollevandole di peso per agevolare i miei colpi.
L'orgasmo, contrariamente alle mie abitudini, giunse abbastanza presto. Fu lungo e mi squassò da capo a piedi. Venni dentro di lei, poi Angelica si scostò ritraendosi da un lato col bacino. Avevo il cazzo ancora duro quando accostò la bocca alla cappella e prese a passarmi la lingua sullo sperma che la copriva.
L'ondata arrivò all'improvviso cogliendoci di sorpresa. Mi ritrovai sott'acqua col corpo ingarbugliato nella rete della zanzariera del letto. Sorretto dall'istinto cercai di saltare fuori dal reticolo che avvolgeva il mio corpo, badando solo a salvarmi, non pensando ad altro che a me stesso, dimenticandomi persino di Angelica. L'ultima cosa che ricordo di quegli attimi è un paio di braccia che mi trascinavano via.

Quando mi svegliai Angelica stava accarezzandomi la fronte. Subito dopo persi conoscenza, quando mi risvegliai ero di nuovo fra le sue braccia, le stesse che mi avevano sottratto alla morte quando ero finito sott'acqua.
Mi trovavo in ospedale; erano trascorse 48 ore dalle 10.24 di domenica 26 dicembre. Il giorno dello Tsunami.

 
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