Scambisti

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Omega™
view post Posted on 8/1/2009, 17:27




Mia moglie ed io avevamo riflettuto a lungo sull'opportunità di mettere in atto uno scambio di coppia. Ritenevamo questo genere di fantasia piuttosto appetibile, soprattutto perché eravamo convinti che fare del sesso con altri partner ci avrebbe schiuso preziosi orizzonti di piacere.
Incuriositi dall'opportunità di effettuare uno scambio di coppia iniziammo a investire parte del libero adoperandoci nella lettura di annunci di scambisti.
Molti giornali, in particolare i tabloid a distribuzione gratuita, reperibili con facilità in qualsiasi supermarket, bar e latteria, dedicavano ampio spazio ai messaggi di scambio di coppia. La sera, prima di addormentarci, leggevamo le inserzioni, svelandoci a vicenda le fantasie erotiche che gli annunci c'ispiravano.
Ambedue avevamo superato, seppure da poco, i quarant'anni. Ciononostante ci sentivamo addosso una dannata voglia di tuffarci in nuove esperienze di sesso. Leggere gli annunci di scambio di coppie ci restituì la voglia che pareva ormai sopita di trasgredire, ma non ci sentivamo ancora maturi per infrangere il patto di fedeltà che avevamo stipulato davanti all'altare.
Erano trascorsi dieci anni da quando c'eravamo uniti in matrimonio. Durante tutto questo tempo avevamo condotto una vita tranquilla, ma la nostra unione, per cattiva sorte, non era stata deliziata dalla nascita di un figlio e di questo ci rattristavamo.
Praticare lo scambio di coppia con emeriti sconosciuti, magari incontrati in un club privé, oppure attraverso un annuncio, lo consideravamo un azzardo. Non abiurammo il progetto, lo accantonammo soltanto, facendo assegnamento su circostanze più fortuite per mettere in atto questa fantasia.
In verità prima di conoscere mia moglie ero stato protagonista di una esperienza simile a quella che tutti e due volevamo mettere in piedi. Era successo anni addietro, una sera in cui ero intervenuto a una festa di compleanno. In quella circostanza ognuno dei presenti, oltre che eccedere nel bere, aveva assunto una certa quantità di sostanze stupefacenti.
Senza averne cognizione mi ero ritrovato ad essere protagonista di un'orgia con la combriccola di amici e amiche che avevano preso parte alla serata. Di quella esperienza avevo il ricordo dei corpi ammassati, della puzza di pelle sudata, e dello sperma che impiastrava i corpi delle ragazze, ma soprattutto del cazzo che qualcuno, mio malgrado, aveva cercato d'introdurmi nel culo senza peraltro riuscirci.
Recarmi in un club privé, alla ricerca di una coppia con cui scopare, lo consideravo alla stregua dell'andare a puttane, almeno questa era l'idea che m'ero fatto. Non trovavo piacevole che qualcuno considerasse mia moglie al pari di una qualsiasi donna di malaffare, disponibile ad offrire la figa a chicchessia. Avrei preferito che lo scambio avvenisse con coniugi di nostra conoscenza, persone fidate, insomma. E' in questa direzione che mia moglie ed io rivolgemmo le nostre attenzioni.
Durante l'inverno esaminammo pregi e difetti delle coppie che orbitavano intorno a noi, soffermandoci nel prendere in considerazione l'aspetto fisico dei partner con cui avremmo potuto mettere in pratica lo scambio. Dopo tanto discutere non trovammo nessun accordo sulle scelte che avremmo potuto compiere. Nel momento in cui mia moglie manifestava un qualsiasi interesse per uno dei nostri amici, facevo di tutto per denigrare la sua compagna, sollevando dubbi sulla fattibilità dello scambio. Lei, di contrappunto, si comportava allo stesso modo allorché mostravo simpatia verso una comune amica. Infine giungemmo alla conclusione che se volevamo mettere in pratica lo scambio di coppia la soluzione migliore era di farlo con degli emeriti sconosciuti.


* * *



Era estate e come ogni anno avevamo programmato le ferie estive in una località di montagna. L'albergo in cui avevamo preso alloggio si trovava nelle vicinanze di un lago alpino, sulla strada che da Innsbruck conduce a Garmisch Partenkirchen, in territorio tedesco. I giorni della villeggiatura erano trascorsi tutti uguali nel silenzio di una natura apparentemente incontaminata.
Nella giornata che precedette la nostra partenza per l'Italia, giunse nell'albergo di cui eravamo ospiti una coppia di coniugi romani. Esuberanti più del normale ci rovesciarono addosso un fiume di parole, ma non solo quelle.
Mia moglie ed io eravamo sdraiati sull'erba, intenti a prendere il sole insieme ad un gruppo di altri villeggianti ospiti nel medesimo albergo, quando la coppia di romani, accortasi che eravamo italiani, si accostò a noi.
- Mi fa piacere incontrare altri italiani in queste montagne di crucchi. - dichiarò l'uomo. - Disperavo di trovare persone con cui scambiare quattro chiacchiere. Mi chiamo Pietro e questa è mia moglie Augusta. - disse indicando la donna in bikini che gli stava a fianco.
Sorpresi dalla loquacità del nuovo arrivato ci alzammo in piedi in segno di cortesia. Nell'attimo in cui l'uomo mi strinse la mano mi accorsi che l'aveva enorme, simile a quella di un boxeur. La cosa mi stupì perché non mi era mai capitato di stringerne una mano di simile grandezza.
- Purtroppo non saremo in grado di tenervi compagnia a lungo. Domani faremo ritorno in Italia. - dissi.
E' un vero peccato. - assentì la compagna dell'uomo.
Grazie a Dio non ero della stessa idea perché non avrei resistito a lungo in loro compagnia. Ho sempre detestato i romani per la loro esuberanza e loro non facevano eccezione.
- Possiamo accomodarci vicino a voi a prendere il sole?
- Sì, certo, non c'è problema. - disse mia moglie prevenendo la mia risposta.
Stesero sull'erba gli stuoini su cui appoggiarono le sacche che si portavano appresso. L'uomo, un tipo aitante, sui trent'anni, cominciò a decantare le bellezze del luogo, rallegrandosi di essersi lasciato alle spalle una città caotica come Roma.
- Per gente abituata a vivere nella capitale questo posto vi sembrerà un paradiso. - dissi.
- Lo può ben dire, s'immagini che per recarmi al lavoro impiego un'ora di macchina. Altrettanto la sera per fare ritorno a casa. Sono dirigente di una importante società di assicurazioni e rimango in ufficio tutto il giorno. Lei invece? - disse ostentando un'aria di superiorità.
- Lavoro come tecnico di laboratorio nella struttura ospedaliere della mia città.
- Accidenti, un lavoro che non farei nemmeno se mi pagassero un milione di euro al mese. Ho troppa ripugnanza per il sangue ed i materiali organici, io.
La moglie levò dalla borsa un flacone di ambra solare. Si liberò del reggiseno e rimase con addosso un minuscolo tanga nero che a malapena le copriva il triangolo del pube. Prese a cospargere il latte idratante sulle tette e in un secondo tempo sul resto del corpo. La carnagione, perfettamente abbronzata. Sul torace non notai nessuna striscia di pelle chiara intorno alle tette. Segno evidente che non era abituata a indossare la parte superiore del costume quando si esponeva ai raggi del sole. Anche il perizoma indossato a protezione del pube sembrava superfluo, talmente era minuto.

Augusta possedeva un corpo bellissimo e m'incantai a guardarla. Accortasi che la stavo osservando si rivolse a me.
- Ne vuole un po'? - chiese indicando il tubetto di crema solare che stringeva nella mano.
Prima che potessi risponderle si sporse in avanti e lasciò cadere alcune gocce di ambra solare sul mio petto.
Supino sopra lo stuoino mi trovai addosso le sue mani che mi carezzavano il petto. Cosparse la crema con cura su tutto il torace e ne depose dell'altra sulle mie cosce dilungandosi nello spalmarla sino alla radice dei piedi. Condusse a termine il movimento delle mani sotto gli occhi vigili di mia moglie, incapace di articolare una sola parola, ma indispettita dal modo di fare dell'intrusa.
L'insistente contatto delle mani unte di crema sulla mia pelle mi provocò un incontrollabile erezione. La donna dovette accorgersene perché s'incantò a guardare la tumefazione che sporgeva dal tessuto degli slip. Dissimulai l'imbarazzo girandomi a pancia sotto, poi lasciai che mi distribuisse l'unguento sulla schiena.
Mentre spandeva la crema solare il marito prese spunto dai titoli in prima pagina del Corriere della Sera, il giornale che stavo leggendo prima del loro arrivo, per parlare di economia e politica, sperticandosi in lodi sull'operato del Premier Berlusconi che, a suo dire, stava mettendo l'Italia sottosopra da quando si era insediato a Palazzo Chigi.
- Ce ne vorrebbero altri di politici come lui! - affermò rammentandomi con quella frase uno statista dalla testa pelata di antica memoria.
- E' sotto gli occhi di tutti che da quando governa c'è stato un notevole impoverimento delle classi sociali meno abbienti, non crede?
- Tutta propaganda della sinistra. La colpa è dell'introduzione dell'euro voluta da Prodi.
- Eppure l'euro non ha portato nessun sconvolgimenti negli altri stati Europei. Sarebbe bastato che il nostro governo tenesse sotto controllo i prezzi, invece produttori e commercianti hanno approfittato del cambio della moneta per raddoppiarli. L'oggetto che un tempo costava mille lire ora costa un euro, il doppio insomma!
- Ma è anche vero che la gente guadagna più denaro ed ha più soldi da spendere, ora.
- Nondimeno i lavoratori a stipendio fisso hanno difficoltà ad arrivare a fine mese, glielo posso assicurare.
- La nostra è una società in continua evoluzione. L'imprenditoria non può più fare affidamento sugli interventi statali. Ricorda cosa succedeva alla Fiat quando collocavano in cassa integrazione fino a quarantamila dipendenti per volta a spese di tutta la collettività?
- E gli operai che fine faranno ora?
- La classe operaia non esiste più. E' andata scomparendo da molti anni a questa parte. La maggior parte dei nuovi posti di lavoro è nel terziario. I giovani lo hanno capito da tempo, sono gli anziani che credono ancora in principi superati come la solidarietà sociale.
- Non penso che siano superati come dice lei.
- Lo sono... lo sono. Oggi guadagna chi lavora di più. Non si può pretendere di lavorare solamente 36 ore alla settimana ed avere gli stessi benefici sociali di un tempo. Se così fosse il paese andrebbe presto in malora.
- I lavoratori del terziario sono i più sfruttati ed i meno tutelati di tutti gli altri perché mancano di sindacalizzazione.
- E' il sindacato la rovina dell'Italia.
- Mah! Ho i miei dubbi. I lavoratori sono costretti a fare un grande numero di ore straordinarie perché con il loro magro stipendio non potrebbero fare fronte alle normali esigenze che la vita c'impone. Come se non bastasse siamo bombardati da messaggi che ci invitano a consumare. Si lavora per consumare e basta, come se la vita fosse imperniata solo sul consumismo.
- Consumare è necessario per l'economia, senza aumentare i consumi si va incontro alla recessione economica.
- Allora i lavoratori tutti, specie quelli pubblici come me, dovrebbero lavorare notte e giorno per consumare?
- I lavoratori, in modo particolare quelli del pubblico impiego, devono rendersi conto che la pacchia è finita. Devono lavorare come tutti gli altri. Bisogna mettere fine ai loro privilegi e alle pensioni baby.
- In questi ultimi anni stiamo assistendo alla privatizzazione di molti servizi pubblici. Nell'ospedale in cui lavoro stanno già attuando processo. Hanno appaltato alle cooperative i lavoro di pulizia dei reparti, della lavanderia e del guardaroba. A giorni sarà la volta del servizio di cucina e subito dopo dei servizi amministrativi. Ma la qualità dei servizi, da quando sono stati privatizzati, è notevolmente peggiorata. Ma allora non è vero che il privato è meglio del pubblico come si dice in giro?
- E' meglio, è meglio, glielo assicuro io.
- Magari sarà vero in termini di risparmio di denaro, ma non per quanto riguarda la qualità dei servizi erogati.
- Mi permetta, ma lei sta sbagliando. Lo stato non è più in grado di sopportare certi oneri sociali, occorre cambiare l'organizzazione del lavoro. Le grosse aziende per non uscire dal mercato, sono costrette a produrre beni ed oggetti là dove la mano d'opera ed i costi della materia prima sono minori e c'è maggiore guadagno, lasciando che le fabbriche in Italia vadano in malora.
- Ma lei crede che i sindacati non contrasteranno questo progetto?
- Non ne hanno più la forza. Un tempo operai e impiegati erano sindacalizzati ed avevano una grosso potere contrattuale, oggi non più.
Smisi d'ascoltare le parole che a getto continuo l'uomo spiattellava su di me, distratto dalla moglie che muoveva con garbo e abilità le mani sul mio corpo, tenuta d'occhio dalla mia compagna.
- Vi spiace se mia moglie ed io ci mettiamo nudi a prendere il sole? - disse il nostro ospite. - Da queste parti c'è un gran numero di naturalisti ed è abbastanza normale togliersi gli abiti di dosso, ma se vi dà fastidio ci rinunciamo.
Scambiai uno sguardo con mia moglie e ancora una volta fu lei a togliermi d'imbarazzo.

- No, fate pure, siamo abituati a stare in compagnia di che pratica il nudismo. - mentì.
- Ah, bene, allora mi libero degli slip. Mi piace avere una abbronzatura omogenea su tutto il corpo.
Il siluro di pelle che mise in mostra levando i pantaloncini era di notevoli dimensioni. Mia moglie deglutì quel poco di saliva che le stagnava in gola. Imbarazzata si mise prona sullo stuoino dove era coricata prima che giungesse Pietro con la moglie Augusta. Anch'io rimasi sconcertato dalla presenza ingombrante che esibiva fra le cosce. Rapportato al mio cazzo il suo mi faceva sfigurare. L'uomo sembrò non fare caso all'imbarazzo mio e di mia moglie, proseguì a parlare di politica ed economia come se nulla fosse accaduto.
Mia moglie, una donna che raramente prende il sole nuda, tolse la parte superiore del costume e rimase a petto nudo con i soli slip addosso. Del corpo della mia compagna ne andavo orgoglioso, specie delle tette minute a forma di calice, e dei capezzoli sporgenti che davano l'impressione di volere trapassare il tessuto della camicetta o del maglione quando era vestita.
Le tette che Augusta esibiva erano esuberanti come il resto del corpo, seppure con una leggera piega nella parte inferiore della massa globosa. Divaricai le gambe augurandomi che la donna spruzzasse dell'altro latte idratante sulla mia pelle.
- Vuole che la massaggi? Sono brava. - disse senza però stupirmi.
Messo a disagio dalla proposta guardai in direzione di mia moglie che m'incoraggiò ad approfittare dell'occasione.
- Ma sì, dai, prova... cosa ti costa? Eh.
La donna mi fece mettere supino. Subito dopo incominciò a massaggiarmi i muscoli del collo sfoderando dei movimenti delicati, inducendomi un completo stato di rilassamento. Le carezze si fecero più sfrontate. Risalì con le mani lungo le cosce, si avvicinò all'inguine sfiorandomi più volte il cazzo in piena erezione. Avevo la sensazione che la cappella stesse per uscirmi dal bordo superiore degli slip. Tenevo gli occhi chiusi e non osavo guardare nessuna delle tre persone che mi stavano intorno, certo che stavano tutti osservando la protuberanza che s'innalzava fra le mie cosce.
Il torace s'innalzava in maniera esagerata sottolineando il mio stato d'animo. Mi liberai dell'abbraccio della donna e, scusandomi con lei ed il marito, andai a tuffarmi nelle acque del lago.

Un gran numero di persone nuotava nell'acqua gelida senza mostrare problemi di erezione. Tornai a riva dopo una decina di minuti intirizzito dal freddo e con l'uccello avvizzito. Mia moglie stava discutendo con Pietro e tutt'e due si davano del tu.
- Stavo raccontando a tua moglie che una delle prerogative degli esseri umani è la curiosità. Da non intendersi come interesse ai fatti altrui, ma come desiderio di sapere, indagare e conoscere tutto ciò che c'è di nuovo e di strano nel mondo che ci circonda. Tutti, in maniera più o meno consapevole, ci portiamo appresso la voglia di trasgredire. Per riuscire a farlo occorre che ci capiti l'occasione per farlo. Tu che ne pensi?
Afferrai la salvietta di spugna collocata per terra, accanto allo stuoino, e cominciai ad asciugarmi.
- Infrangere le regole è un prerogativa degli esseri umani, basta pensare a Adamo ed Eva.
- Voi due, come coppia, avete mai trasgredito?
- In che senso? - dissi guardandomi d'intorno alla ricerca del volto di mia moglie.
- Avete mai tradito il vostro partner?
- Per quanto mi riguarda no, ma se lo avessi fatto non andrei a rivelarlo a mia moglie e lo stesso penso farebbe lei.
- Non è detto. Augusta ed io, tanto per fare un esempio, troviamo eccitante accoppiarci con altri partner.
Pronunciò la frase con molta naturalezza senza tradire nessuna emozione. Augusta e mia moglie sembravano interessate al discorso dell'uomo e stavano sedute sugli stuoini ad ascoltare con interesse le sue parole.
- Vi considerate degli antesignani di un certo modo di vivere?
- No, affatto, lo troviamo molto naturale.
- Ma non vi crea dei problemi di coppia? - disse mia moglie.
- Per niente. - ribatté Augusta. - al contrario! Scopare con altri ci ha aperto nuovi orizzonti di piacere.
- Ma ciascuno di voi è consapevole dei tradimenti dell'altro? - dissi rivolto alla donna.
- Certamente! Perché noi siamo infedeli simultaneamente.
- In che senso? - dissi.
- Beh, noi pratichiamo lo scambio di coppia. Ne avrete sentito parlare, no?
Frastornato dalla affermazione rimasi qualche istante in silenzio senza risponderle. Mia moglie fu lesta a togliermi d'impaccio dandole risposta.
- Anche noi abbiamo fatto visita ad un club privé. - mentì. - ma non abbiamo mai condotto a termine nessuna delle occasioni che si offrivano. Forse perché non abbiamo trovato la coppia giusta con cui scambiare il partner.
- E' importante trovare il partner giusto. - suggerì Pietro, rivolto a mia moglie, lasciando cadere lo sguardo sul siluro di pelle che teneva fra le cosce.
- Sì è vero... è vero. - disse mia moglie collocandosi supina sullo stuoino.
Rimasi col fiato sospeso lasciando che il mio stato di eccitazione sbollisse poco per volta. Inforcai gli occhiali da sole e, prima di riprendere la lettura del romanzo che avevo messo da parte, vicino alla zainetto, mi guardai d'intorno sottratto alla vista degli altri dalle spesse lenti nere.
- Non vi piacerebbe provare? - concluse Pietro.

Quella sera stessa, durante la cena, formalizzammo con Pietro e Augusta lo scambio dei partner. Lui sarebbe venuto a fare visita a mia moglie nella camera che occupavamo. Io sarei andato nella loro stanza dove ad attendermi avrei trovato Augusta.
Abbandonai la camera che occupavo con mia moglie alle 10.00. Prima di recarmi nella stanza da letto di Augusta andai a cercare conforto al bar dove ordinai uno scotch con ghiaccio. Poco dopo mi raggiunse Pietro che ordinò una grappa. Non scambiammo una sola parola, vuotammo i bicchieri e ci accomiatammo salutandoci con un cenno del capo.
Separandomi da mia moglie avevo, di fatto, abdicato al senso di possesso che aveva caratterizzato il nostro rapporto fino a quel momento. Lo stesso era successo a lei. Non ero mai stato geloso e nemmeno diffidente nei confronti di mia moglie, anche perché non mi aveva dato motivo per esserlo.
Prima di lasciarci, mia moglie ed io, ci siamo salutati scambiandoci un lungo bacio. In quell'istante avrei desiderato rimanere lì, con lei, per fare l'amore un'ultima volta prima di accoppiarmi con un'altra donna, ma preferii astenermene per non sciupare troppe energie dal momento che avrei dovuto congiungermi con una nuova partner e non volevo fare brutta figura.

Quando misi piede nella stanza della coppia di romani Augusta mi spinse contro una parete e mi fu addosso. Reagii baciandola con violenza piegandole il capo all'indietro. Aveva la bocca umida come una figa in calore. Mi fece scivolare la lingua in bocca ed io contraccambiai il gesto deliziandola con la mia. Mi guardò con i suoi occhi scuri, poi mi prese una mano e la condusse attraverso la cinghia dei bluejeans fino dentro le mutandine, e mi fece pregustare la silhouette della figa. Era bagnata fradicia. Cazzo se lo era bagnata! E di ciò mi meravigliai non poco. I baci si fecero più appassionati. Seguitammo a barattarci la lingua dentro la bocca a lungo, restando in piedi vicino alla porta d'ingresso della camera fintanto che Augusta s'inginocchiò ai miei piedi
Cominciò a togliermi le scarpe, poi in breve successione si diede cura di togliermi pantaloni e mutande lasciandomi nudo con il cazzo in erezione. Aveva voglia di fare del sesso orale perché cominciò a leccarmi la cappella, poi lo prese tutto in bocca dandosi da fare nel succhiarmi il cazzo per intero.
Augusta aveva le labbra calde e morbide, ma intanto che spompinava il cazzo non riuscivo a pensare ad altro che al suo didietro ampio e spazioso e smaniavo dalla voglia di poterla inculare.
Si liberò dei jeans e di tutto il resto mostrandosi nuda come l'avevo vista al mattino in riva al lago. Stavolta non indossava il tanga e metteva in mostra un ciuffo di peli scuri intorno alla figa. Avvertii il peso dei suoi seni contro il mio petto. Ne presi uno nella mano e cominciai a succhiarlo avidamente fintanto che sentii il capezzolo inturgidirsi fra le labbra. Calai una mano sulla figa e cominciai a strofinarla delicatamente. Infilai due dita nella fessura che cominciò ad aprirsi. Il clitoride spuntò fuori dal suo involucro di carne e ne presi cura carezzandolo delicatamente.
Augusta si mise carponi sul tappeto ed io la montai da dietro ficcandole il cazzo nel buco del culo. Diedi dei colpi arrabbiati facendola strillare dal dolore. Augusta si mise a gemere, senza troppo scomporsi, lasciandosi scopare come desideravo. Alla fine venni e mi accasciai sopra di lei che si distese sul tappeto.
Trascorremmo una nottata di passione. Il cazzo sembrò non volerne sapere di ammosciarsi ritornando ad essere duro dopo ogni coito. Seguitai a scoparla a lungo, in tutti i modo che conoscevamo, poi ci addormentammo.
La mattina ci ritrovammo tutti e quattro a consumare la colazione attorno a un tavolo. Nessuno parlò della notte trascorsa in compagnia dell'altro partner. Pietro mi consegnò un biglietto da visita con l'indirizzo ed il numero di telefono. Mia moglie scrisse su un foglio di carta il nostro numero di telefono e glielo diede. Ma non era il nostro di casa, era volutamente sbagliato. Non feci cenno del fatto e lasciai che Pietro mettesse il biglietto nel portafoglio.
Qualche ora più tardi eravamo pronti per fare ritorno in Italia. Salutammo i due amici prima di salire sull'automobile e abbandonare il luogo di villeggiatura. Mentre attraversavamo la strada principale di un piccolo paese nel Sud Tirolo, distante qualche decina di chilometri dalla frontiera con l'Italia, arrestai l'auto davanti ad un negozio di fiori e comperai un regalo per mia moglie. Sul grembo le posi un mazzo di rose rosse. Per tutta la durata del viaggio non le chiesi niente di quanto aveva fatto in camera con Pietro. Lei fece lo stesso con me. L'unica cosa che disse, come a scusarsi, fu:
- Scopare non è poi così importante.

 
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