L'asta di San Valentino

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Omega™
view post Posted on 8/1/2009, 17:29




Ursula era solita trascorrere le serate al Macerie. Il locale, come la maggior parte dei club disseminati lungo la Merkenstrasse, apriva i battenti al tramonto e chiudeva all'alba. Prezzo d'ingresso: quattro marchi. Cifra che dava diritto a trascorrere l'intera notte fra le mura del club.
La maggior parte degli edifici del quartiere, per lo più fabbriche in disuso, erano in totale abbandono. I locali apparivano occupati da prostitute, transessuali e sfaccendati. In molti alloggi mancava la luce elettrica e l'acqua potabile, ma agli occupanti sembrava non importare granché.
Il Macerie distava solo qualche decina di metri dalla linea metropolitana che in quel tratto della città scorreva in superficie. La strada era in continuo fermento, occupata notte e giorno da spacciatori d'ecstasy ed eroina. Le botteghe che si affacciavano sulla Merkenstrasse erano in prevalenza piccoli laboratori, studi e atelier di artisti. Non mancavano gli empori di liquori ed i negozi di biancheria intima, merce necessaria ai transessuali e alle puttane che si prostituivano nel quartiere. Ma la maggior parte degli esercizi commerciali erano Peep-Show e Sex-Shop, ugualmente forniti di cabine video e presi d'assalto da un pubblico di eterosessuali, gay e lesbiche.
Ursula era solita fare visita ai sex-shop, ma a differenza degli uomini che s'infilavano nelle cabine per masturbarsi, lasciando sul pavimento fazzoletti di carta e tracce di sperma, lei appagava le sue voglie limitandosi a osservare le performance erotiche delle ragazze che si esibivano sulle pedane, indifferenti ai clienti che le stavano d'intorno, meno che al denaro che gli uomini facevano passare attraverso le feritoie della cabina per indurle ad eseguire pose particolari.
Il culo era la parte di un uomo che più la eccitava. Mentre del proprio corpo andava fiera delle tette. Le piaceva rimirarsi davanti allo specchio e carezzarsi i capezzoli fino a torcerli se voleva raggiungere l'orgasmo.
Poche persone in città erano a conoscenza dell'esistenza del Macerie. Il club trovava posto in una ex fabbrica per la lavorazione del cuoio. Fra quelle mura manovali e operai si erano dannati l'anima a lavorare materie grezze per trasformarle in manufatti. Ora, invece, c'era chi si dannava l'anima e le cervella succhiando le viscere ad altri uomini e donne nutrendosi a piene mani delle scorie dei loro corpi.
Le pareti del Macerie avevano gli intonaci scrostati. Le mura, piene di scritte e disegni eseguiti con spray di vari colori, erano guarnite con utensili postindustriali fuori moda messi lì per fare scena. I tubi catodici dei televisori, accatastati in ogni angolo delle stanze, emettevano segnali puntiformi e colori bianchi e neri che pulsavano in continuazione.
I clienti, per lo più con le cervella fuse dal crack, frequentavano il Macerie perché era uno dei pochi posti in città dove si smerciava roba buona. E poi la polizia non ci metteva piede infischiandosene di tutto ciò che succedeva dentro quelle mura.

Uno stomachevole odore d'incenso, unitamente al chiassoso rumore di musica metal, accoglieva i clienti all'ingresso del locale. La comunità del Macerie, apparentemente eterogenea, era formata da esseri umani tutti uguali, come se si trattasse di replicanti. Non c'era nessuna differenza fra chi godeva nel farsi ficcare un pugno chiuso nel culo e chi, bardata con un completo di pelle nera, da cui spuntavano capezzoli e figa, si esibiva dentro uno dei box insieme a qualche maschio colpendolo con uno scudiscio sino a produrgli profonde piaghe sanguinanti sulla pelle.
Ursula uscì dal Door34, un peep-show con gli umori caldi che le colavano dalla figa per la troppa eccitazione. Ai capezzoli aveva agganciati dei morsetti. Se li era messi apposta prima di uscire di casa anche se le procuravano dolore ogniqualvolta le sbatteva contro. La serata si prospettava diversa dalle altre che l'avevano preceduta nella settimana. E per nessuna ragione si sarebbe tolta quegli aggeggi dai capezzoli.
Quella sera al Macerie ci sarebbe stata un'asta. Un'asta di uomini. Un evento raro per il locale, che si traduceva in realtà in occasione di particolari feste e quella di San Valentino la era.
Il programma della manifestazione, indicato nel manifesto affisso all'ingresso del Macerie, era sufficientemente chiaro. Qualunque uomo, avendone l'intenzione, avrebbe potuto approfittare della serata di San Valentino per mettere all'asta il proprio corpo e soggiacere per una intera notte ai bisogni della donna o dell'uomo che avrebbe offerto la cifra più alta all'asta.

Ursula raggiunse il bancone del bar sistemato all'ingresso del locale. Ordinò uno scotch con ghiaccio e si allontanò con il bicchiere stretto nella mano. Il salone dove avrebbe avuto luogo l'asta, il più capiente del club, era occupato da un gran numero di persone accorse per soddisfare la propria curiosità. Preso atto che la cerimonia tardava ad iniziare si spostò nel corridoio dei box dove erano appartati gli habitué del locale. Incominciò a curiosare in ciascuno degli spazi, seppure male illuminati, per scorgere se c'era qualcuno di sua conoscenza o se, come sperava, ci fosse gente nuova.
Un gruppo di donne, quattro, erano sedute su di una panca. Tenevano le gambe penzoloni, mentre due uomini dalla pelle nera, inginocchiati davanti a loro, si adoperavano a leccarle i piedi passando la lingua su ciascuna delle dita, solleticando la superficie plantare. Ursula si sottoponeva spesso a quel genere di pratica, ma era certa che negli altri box avrebbe trovato di meglio.
Nel box successivo incocciò in Helga. L'amica era intenta a penetrare con un fallo di plastica, agganciato al pube, un'altra donna che accompagnava con dei gemiti la penetrazione dello strap-on nella fica. Vederla in quella posa, nuda, con indosso un cinto da cui s'innalzava il fallo in lattice di colore carne, eccitò Ursula che si sottrasse alla vista dell'amica trasferendosi al box successivo.
Due donne, nude, erano coricate sopra un materasso ricoperto da un telo plastificato. Entrambe tenevano le braccia dietro la schiena ed erano ammanettate ai polsi. Si toccavano l'un l'altra con il resto del corpo senza toccarsi con le mani. Passò oltre il box dove stavano ammassati una decina di gay e raggiunse il box dove erano ammucchiate alcune lesbiche. La luce della stanza era debole, ma il profumo dei corpi era intenso e molto diverso da quello che s'inalava nel box che ospitava i gay.
Durante il suo girovagare incrociò più di un uomo che si muoveva da una stanza all'altra con il cazzo fuori dalle brache, intento a masturbarsi, apparentemente senza trovare pace. Al Macerie non c'era il rischio d'incappare in qualche cane ed essere addentati come accadeva al Ludwing, un locale della stessa strada dove molte donne andavano a praticare il coito con alani ben addestrati.

Il procedimento di vendita al migliore offerente dei bellimbusti, intenzionati a mettere a profitto la bellezza del proprio corpo, ebbe inizio verso le tre di notte. Il banditore d'asta, un transessuale, scamiciato, con le tette in bella mostra e la voce squisitamente femminile, si presentò alla platea di donne e uomini assiepati intorno alla pedana.
I tre stalloni, completamente nudi, furono presentati al pubblico uno per volta. Il banditore fece di tutto per richiamare l'attenzione dei convenuti sui particolari anatomici dei loro corpi. Ursula si stupì non poco nell'osservare le masse muscolari che scolpivano la figura di ciascuno di loro. Sollecitati dalle carezze del banditore i cazzi dei tre stalloni diventarono duri: tutti meno uno.
Lo stallone che stava nel mezzo, il più in carne dei tre, quello il cui cazzo era rimasto moscio, pareva intenzionato a non concedersi una erezione. L'espressione del viso era spenta e sembrava a disagio, probabilmente era la prima volta che prendeva parte a una sfilata, perlomeno di quel tipo. In compenso aveva due natiche da urlo. Le masse muscolari dei glutei erano sporgenti e massicce. Ursula si persuase che doveva puntare tutti i marchi che si era portata appresso su di lui.
Il banditore mise in vendita, per la durata di una notte, le prestazioni del primo dei tre stalloni partendo da una base d'asta di cento marchi. In breve successione il prezzo salì fino a trecento marchi. Lo stallone se lo aggiudicò una brunetta dal viso angelico che se lo portò via e andò a chiudersi dentro uno dei box del locale.
Il secondo stallone, un tipo biondo, abbronzato, con i muscoli in rilievo, fu aggiudicato dal banditore a un uomo su d'età che sborsò quattrocento marchi per accaparrarsi le sue prestazioni. Quando giunse il turno dello stallone dai glutei sporgenti: un pezzo da novanta per i gusti di Ursula, la folla di persone che attorniava la pedana era andata scemando stante la pochezza dell'erezione del cazzo.
- Un culo come pochi altri. Tondo, sporgente e... - affermò il banditore. - potrete farci tutto ciò che più vi solletica. Chi offre centocinquanta marchi? Questo bel pezzo di Rodolfo Valentino non desidera altro che farsi ammansire dallo schiocco della vostra frusta. Che ne dite eh?
Ursula era particolarmente eccitata. Aveva il respiro in affanno. Le tette gonfie stiravano i morsetti metallici applicati sui capezzoli, collegati l'un l'altro da una sottile catenella, e le provocavano un eccitante dolore.
- Qualcuno offre più di centosettantacinque? Laggiù, c'è chi offre centonovanta. Qua in basso duecento! Su non fatevi pregare. Chi offre di più?
- Trecento! - fece cenno Ursula mostrando tre dita della mano. Nessun altro trovò la forza di aumentare il prezzo. Il banditore fu lieto di attribuirle lo stallone.
- Aggiudicato! Aggiudicato per trecento marchi a Ursula!
Le tette gonfie le dolevano, i morsetti stavano facendole effetto. Fra non molto sarebbe venuta, ne era certa. Non vedeva l'ora di rinchiudersi nel box per rovesciare su quel bel culetto muscoloso la frusta e farsi scopare festeggiando a modo suo la giornata di San Valentino, poi l'indomani sarebbe tornata alla vita di tutti i giorni, quella d'insegnante di scuola elementare.

 
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