llaria

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Omega™
view post Posted on 8/1/2009, 17:34




Quando andai ad aprire la porta sapevo che ci avrei trovato Ilaria, infatti, era lì, sul pianerottolo ad aspettarmi. Prima che salisse le scale ero stato raggiunto da una sua telefonata. "Sei solo?" mi aveva chiesto. Stavo per risponderle in modo affermativo, ma lei si era dimostrata più rapida della mia voce e, senza aspettare una risposta, aveva formulato una seconda domanda: "Sto venendo a casa tua. Posso salire da te? Non dirmi di no, ti scongiuro"
Non vedevo Ilaria da un paio d'anni, eppure c'era stato un tempo in cui avevamo mantenuto un fitto rapporto epistolare. Era stata lei ad interromperlo, lo aveva fatto in maniera unilaterale, senza degnarmi di una spiegazione.
Consideravo Ilaria una delle migliori autrici di racconti erotici che frequentavano la rete. I suoi racconti, come quelli di poche altre autrici, erano fra i più apprezzati dagli amanti di un erotismo raffinato e voluttuoso. Mi sentivo onorato della sua amicizia, ma quando smise di rispondere alle mie lettere ne fui dispiaciuto e mi riuscì difficile giustificare la sua condotta.
Il suo atteggiamento mi fu chiaro quando il nickname scomparve dai siti web che era solita frequentare. Anche dei suoi racconti rimasero poche tracce in rete. Il sito che raccoglieva le sue fiabe erotiche fu rimosso dalla rete. Eppure in più di un'occasione mi aveva confidato che comporre racconti e poesie era il suo hobby preferito, tanto da farle confessare che dello scrivere le sarebbe piaciuto fare una professione.


- Ciao, come va? - furono le prime parole che pronunciò vedendomi. - Mi fai entrare?
- Sì certo. - dissi.
- Sorpreso di vedermi?
- Un po', ma accomodati pure. Dai... non stiamo sulla porta.
Chiusi l'uscio alle sue spalle e condussi Ilaria nel soggiorno. Non era mai stata a casa mia, anzi, a dire il vero c'eravamo incontrati una sola volta durante la nostra prolungata conoscenza. Abitavamo nella stessa città eppure non avevamo mai sentito l'esigenza d'incontrarci di persona. Nemmeno c'eravamo incrociati per le strade del centro. Ma allora cosa era venuta a fare a casa mia, cosa voleva da me? Questa domanda mi martellava nella testa, ma non sapevo quale risposta dare a questo interrogativo.
- Ti ho portato un barattolo di gelato. Panna e cioccolata, come piace a te, se ben ricordo. Ti va?
- Oh, sì, grazie, ma non dovevi disturbarti. Lo metto nel congelatore, lo consumiamo quando si sarà rappreso.
- E poi... una bottiglia di chinotto.
- Pure!
- Eh... lo so che ne sei goloso.
- Goloso proprio no, ma preferisco questo tipo di bevanda agli alcolici.
- Non sai cosa ti perdi! Si prova un immenso piacere nel sorseggiare del buon vino. E poi quando si è brilli si diventa allegri e sì perdono tutte le inibizioni.
- Lo lascio a te questo piacere.
- I quadri alla parete li hai dipinti tu?
- Ti piacciono?
- Humm... sono tutti ritratti di nudo femminile.
- Sì, e allora?
- Niente, è solo una constatazione la mia.
- Cosa ti aspettavi che dipingessi paesaggi?
- No, affatto, ma da un depravato come te mi sarei aspettata qualcosa di più torbido, con dei colori più vivaci. Quando mi hai confidato che dipingevi ho immaginato che il tuo stile fosse simile a quello dei futuristi. Ti consideravo un novello Boccioni, un Balla, o un Severini.
- Ma va, non lusingarmi troppo, e poi non dipingo più da anni ormai. Ho smesso quando ho cominciato a scrivere racconti.
- Peccato! Mi piace quella copia di un nudo di Modì. - disse indicando il quadro appeso alla parete a fianco del caminetto a legna. - Dovresti continuare a dipingere.
- Potrei decidermi a farlo soltanto se tu mi facessi da modella.
Ilaria si mise a ridere e parve sconfiggere la malinconia che aveva sul viso.
- Beh, allora sono riuscito a farti ridere, visto?
- Lo so che sei caro, tu.
- E lui, no?
- Lui non c'è più.
- Peccato. Quanto è durato il vostro rapporto. Tre anni?
- Più o meno.
- Rimpianti?
- Sì, molti, perché lo amo ancora, io.
- E lui lo sa?
- Certo che lo sa, ma penso che abbia un'altra donna.
- Ah!
- Colpa dei troppi chilometri di distanza che ci separavano, forse. Ci vedevamo solo nei fine settimana e durante il periodo delle ferie. Troppo poco.
- In tutto questo tempo ho rispettato la tua privacy e non ti ho mai cercata, anche se avrei desiderato farlo. Avrei voluto dirti che sbagliavi, che per nessun motivo avresti dovuto rinunciare a scrivere. Lui ti ha conosciuto come scrittrice di racconti erotici, ti ha amato anche per questo, dunque di cosa aveva paura?
- No, non è come pensi tu.
- Se una persona ama la propria donna dovrebbe incoraggiarne il talento. Lui al contrario ha preteso che depennassi il nickname dalla rete. E' giusto questo?
- Ma cosa ne sai.
- Lo so, lo so. Lui non ti amava a sufficienza, era egoista ed insicuro, altrimenti sarebbe stato felice sapendo che scrivi racconti, non credi?
Ilaria non riuscì a controbattere le mie asserzioni, da ognuna delle sue palpebre presero a colarle delle lacrime e si mise a singhiozzare

Seduti sul divano gustammo il gelato che mi aveva portato in dono. In meno di dieci minuti ripulimmo il barattolo da mezzo chilo. Soltanto allora mi sporsi verso di lei e le diedi un bacio, sulle labbra. Subito dopo le diedi un altro bacio. Con mia grande sorpresa mi seguì fino in camera senza fare storie.
Si liberò degli stivali scalciandoli sul pavimento uno dopo l'altro, poi si liberò dei vestiti. La imitai e cominciai anch'io a svestirmi. Mi sentivo in imbarazzo a spogliarmi in sua presenza, lei invece non tradì alcun disagio. M'infilai sotto le lenzuola e subito dopo entrò nel letto per stringersi accanto a me.
Il corpo d'Ilaria era morbido e caldo, e profumava di rabarbaro. Aveva la pelle chiara come il latte, i capelli rossi e le labbra della bocca sporgenti. Allungai una mano facendola cadere sulla fessura fra le cosce. Ilaria divaricò le gambe smaniosa di farsi penetrare. Mi strinse il cazzo nella mano e cominciò a carezzarlo. Le salii sopra e diedi dei colpi rabbiosi, brutali, come se dovessi punirla per il lungo periodo in cui non si era fatta sentire.
Stavo facendo l'amore con una ragazza molto più giovane di me e non riuscivo a capacitarmi come fosse potuto accadere. Ilaria aveva la figa stretta ed era un piacere scoparla. Ogni tanto estraevo il cazzo e la penetravo di nuovo, godendo del piacere che sapeva darmi ogni volta che la penetravo.
Ilaria ci sapeva fare. Era fantastica nel fare l'amore. Strizzava il cazzo che era una meraviglia, lo faceva ostacolando i movimenti della cappella mentre l'estraevo per riprendere subito dopo a scoparla. Eravamo eccitati più del normale e sudavamo come animali. Cominciai a baciarla rovistandole la bocca con la lingua e lei fece lo stesso facendomi dono della sua. Avrei desiderato prolungare all'infinito quegli attimi di piacere senza raggiungere l'orgasmo. Menai alcuni colpi col cazzo con rabbia e lei cominciò a scrollare la testa sul guanciale. La baciai con violenza piegandole il capo all'indietro. Ilaria si liberò dall'abbraccio e si mise cavalcioni sopra di me, nella posizione della smorzacandela.
Nuda, con la schiena e il capo inarcati all'indietro, fece scivolare i capelli alle proprie spalle. Stese le braccia sul mio petto fino a toccarmi i capezzoli con le dita, poi cominciò a scoparmi. Pareva trovarci gusto nello strizzarmi i capezzoli, consapevole che questo contatto avrebbe accresciuto il mio piacere. Mi abbandonai alle sue carezze stringendo le mani attorno alle sue natiche, agevolando i colpi e la penetrazione del cazzo nella figa.
- Vengo...vengo... - urlai.
Scivolò col bacino all'indietro, verso le mie ginocchia. Accucciandosi prese il cazzo nella bocca. I suoi capelli rossi si sparsero sul mio addome. Quando le sborrai fra le labbra mi sembrò di morire. In quel momento affondai le mani nei suoi capelli, l'attirai verso me e mi sembrò di perdere conoscenza per il piacere che mi stava procurando.
Ilaria rimase a lungo silenziosa a scrutare il soffitto. Aveva i peli del pube dorati e mi deliziai a guardare la sua statuaria bellezza. Era stata una bella scopata e anche il gelato che mi aveva portato in regalo si era rivelato squisito.

 
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